PRE-POTENZA E POST-POTENZA | L’abitabilità della cultura nella querelle casadicultura.it

CASADICULTURA non abita in Villa Ceccato. Ecco, rivisitata, in sintesi, la risposta di Alberto Peruffo all’avvocato della Sig.ra Silicani. Qui la lettera dell’avvocato, qui la dettagliata risposta.

Post-potenza (15/12/2007): la performance UOMINI DI CULTURA PERCHE’ TACETE? contro la deriva militare di Vicenza, Città UNESCO. La coerenza di un discorso culturale non si costruisce e decostruisce senza i fatti che la dimostrano o la falsificano, di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno. La pre-potenza sì.

«Di fronte al mio dichiarato proposito di consegnare i materiali comuni e al non-ostruzionismo dimostrati dopo le mie dimissioni per incompatibilità, la lettera ingiuntiva inviatami per volere della proprietà è un atto di prepotenza, di potenza a priori, un atto di forza non necessario. Questa è la mia opinione. Il resto, l’inconsistenza, il diritto, lo lascio ai fatti inequivocabili indicati nella mia lettera, che invito a leggere. E alla necessaria presa di posizione» – (risposta di Alberto a un amico giornalista).

Fatti marginali successivi alle dimissioni – di dominio pubblico – forse possono gettare luce su certe dinamiche di comportamento e giustificare le scelte, da una parte e dall’altra.

Durante le mostre e gli incontri da noi organizzati – di valenza locale e nazionale – non si sono mai visti i rappresentanti dell’Amministrazione del nostro Comune. Mai.
Meglio ripetere: mai.
Neppure a titolo personale o a seguito dei doveri istituzionali in occasione delle grandi mostre.
Usciti noi – nonostante la reciproca lontananza tra Giunta comunale, luogo, persone, proprietà, compravata dalle citate assenze e da dichiarazioni pubbliche – qualche settimana fa Sindaco e Assessore alla Cultura diventano improvvisamente protagonisti solidali organizzando un incontro conviviale in Villa Ceccato per istituire una nuova Sezione dei Lions. Tutti presenti. Proprietà e istituzioni.

Non entriamo nel merito di questo palese capovolgimento.

Possiamo tuttavia fondare legittimamamente la nostra scelta, la nostra opinione; fondarle dopo la lettera ricevuta, dopo il nostro comportamento assolutamente corretto, seppure deciso, per mettere dei distinguo; comportamento che non ha mai fatto ostruzione, nonostante molti amici ci avessero chiesto se era opportuno continuare a fare qualcosa in Villa Ceccato dopo la nostra uscita.

«Fate come meglio credete, la cultura è un bene comune e si deve fare in ogni luogo degno di ospitarla, specie se avete già preso un impegno. Fate pure» – fu la risposta di Alberto per il Festival Biblico agli amici montecchiani coinvolti (e a uno scrittore del gruppo iBorderline, regista dell’incontro post-dimissioni), tutti consapevoli dell’incompatibilità emersa, pronti a fare un passo indietro. Fuori.

Dopo tutto ciò Alberto afferma: «Per mio conto la cultura non abità più in quella proprietà. Bisogna scegliere».

In conclusione, a volte ci si sbaglia abbagliati dalla bellezza dei luoghi e dalla memoria che essi emanano. Bellezza e memoria non sempre sono sufficienti. E si cade in errore.

Spiace per gli amici coinvolti e per la straordinaria composizione di forze intellettuali e fisiche messe in campo. Non saranno dimenticate e presto daranno i loro frutti in altri luoghi.

Continueremo la nostra ricerca culturale non trascurando Silvio Ceccato. A breve qualche anticipazione sulla redazione della Prima Formulazione del Realismo Costituito, per la quale il pensiero di Ceccato e la relazione con i “professori ceccatiani” sono stati elementi ispiratori e determinanti.

3 Comments

  1. Alberto,
    te l’avevo detto, non ricordi? Perché non ascolti gli amici! E con me tanta gente che aveva avuto a che fare con la Silicani, perfino uno degli idraulici del paese che l’ha sfiorata di striscio. Che gentaglia. E si credono signori perché hanno i soldi per pagare gli avvocati e comprare la gente, istituire banchetti! Ma se non hai gli argomenti dove vuoi andare. Cara Silicani, è meglio che te ne torni a Padova e che lasci Alberto a fare il lavoro che fa da tanti anni in questo paese di mentecatti. E non sono io a dirlo, ma l’illustre accademico reazionario e conservatore … , Remo Schiavo. Io stessa l’ho sentito dire in libreria, “se non ci fosse Alberto in questo paese di mentecatti non ci sarebbe cultura; ma come fai a stare in questo paese con quello che fai!” rivolto a lui mentre parlava con me! E ora questi mentecatti sono pronti a entrare in Villa Ceccato e fare comunella con la signora dopo aversene dette di tutti i colori. Sentito io con le mie orecchie. Dopo la tua uscita e il comportamento che ha avuto solo delle persone senza qualifica possono scegliere di entrare lì dentro. Punto.

  2. Ad onor di cronaca, venerdì sera sono andata su a vedere l’ultima messa in scena di questi pellegrini della cultura.
    Che indecenza! Quattro vecchie e un manipolo di baciamani. Nessuno dei grandi professori ceccatiani annunciati nell’articolo del Giornale di Vicenza. Che giornale! Che scrive tutto quello che gli dai in pasto.
    E poi…. cosa centrava Giulietta e Romeo con Silvio Ceccato? Ce lo siamo chiesti in molti tra i pochi presenti. Con quelle poesie declamate come fossero oro dal Nicola Brugnolo, spocchioso e senza un briciolo di dignità per recitare testi del genere in un contesto del genere, prestando servizio all’Assessore Beschin e alla sua sindachessa, sui quali hanno sputato sentenze e dissenso o sempre hanno fatto finta di farlo. Chi mai avrebbe potuto introdurre Giulietta e Romeo se non l’illuminato genio di Beschin. Poveri attori in mano all’industriosa Silicani. Povero Ceccato, che nipote ti ritrovi. E la sindachessa dov’era? Nascosta nelle nobili stanze della Villa…
    Ecco Alberto, sappilo, e renditi conto con che persone hai avuto a che fare in paese.

    Come volevasi dimostrare.
    Anzi, molto di più di quello che uno potrebbe immaginare!
    C’erano pure altri “amici” di cui presto ti verrò a raccontare.
    Una vera Caporetto della cultura, a partire dalla locandina dell’evento…
    Un caro saluto e tieni duro, sta facendo grandi cose.

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