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«Ogni cosa (di cui si parla, “conoscibile”) va vista come il risultato di operazioni mentali. Così Marco Bettoni nel nostro Manifesto di Metodologia Operativa.
Tutto ciò che è mentale è cibernetico, un’operazione della nostra mente, non un’entità astratta che vive nell’alto dei cieli. Il prodotto più alto della nostra mente, in fatto di operatività generativa, fisica, tanto da poter riprodurla, è la macchina, la macchina che pensa ed opera, il modello cibernetico della mente, il computer, che replica, riproduce e potenzia esponenzialmente le nostre operazioni di base. I computer creano flussi cibernetici, flussi di operazioni mentali, flussi di pensieri immagazzinati, veicolati, organizzati dalle macchine e dai loro operatori: migliaia di persone possono mettersi insieme per pensare ed agire insieme rompendo le distanze e abbattendo i tempi di trasmissione delle informazioni. Questa è la Rete e su questo consapevolezza e potenziale operatività qui, alla CCC, noi stiamo lavorando. L’etica e l’estetica di questi flussi – caratterizzanti questo inizio di secolo – sarà pane per i nostri denti. Consapevoli e responsabili che l’uomo non è solo fatto di mente».
ALBERTO PERUFFO in Appunti su Silvio Ceccato in vista di CIBERandETICA, Interno Direttivo CCC
«Per noi la Cibernetica è una disciplina che ha quale scopo lo studio delle attività umane cosiddette superiori, al fine di poterle riprodurre nel funzionamento di una macchina. Alla luce di questa risposta è facile rendersi conto del nostro interesse per ciò che fanno gli artisti, in quanto la loro attività è sempre stata riconosciuta appartenente alla sfera superiore, appunto, delle attività umane, anche senza discutere se più peso vi abbia l’una o l’altra parte della tradizionale tripartizione dell’uomo in spirito, anima e corpo. […]
Ma sarebbe errato ritenere che al cibernetico faccia gola in primo luogo impossesarsi dei segreti dell’attività dell’artista per ottenere poi dalla macchina l’opera del pittore, dello scultore, del poeta, del musicista. […]
Le nostre ricerche prendono le mosse dall’uomo che si esprime con il nostro linguaggio quotidiano, le singole parole ed i discorsi con esse componibili. L’indagine che noi conduciamo è diretta a trovare quali siano le operazioni compiute in quei casi. […]
Ebbene, io ho trovato preziosa la sensibilità, l’abitudine del musicista a rendersi conto dei ritmi caratteristici della polifonia del pensiero; e devo proprio al mio passato di compositore di musica se mi è riuscito di coglierli la prima volta. Ma altrettanta preziosa è la capacità del pittore e dello scultore a rendersi conto di come si scomponga e si componga una figura. […]
L’attività che si raffina nell’opera d’arte, la simmetria che si espande e arrichisce sino a sembrarne talvolta la negazione, pervade il nostro modo più corrente di percepire e di rappresentare le cose, affonda le sue radici nel meccanismo biologico stesso della memoria, con il suo ripetere, sempre eguale e sempre differente.
Anche l’artista potrebbe però guadagnare qualcosa dallo scambio con il cibernetico, se non altro una maggiore consapevolezza nei confronti del proprio lavoro, ciò che non può non tradursi in una maggiore libertà, in un dispiegamento più completo della propria personalità. E forse è un nuovo capitolo che si apre per la pedagogia nel campo dell’arte».
SILVIO CECCATO in Arte e Cibernetica, Bollettino D’Ars Agency
«In fondo, è qualcosa di puramente cibernetico. Si tratta per ciascuno di trovare, in mezzo agli immutabili constraints, alle limitazioni che la vita e il mondo circostante impongono, il cammino che può andare bene per lui».
ERNST VON GLASERSFELD in Come ci si inventa, Odradek Edizioni
«Siamo esploratori della mente e del pensiero. […]
Ci anima da un lato il desiderio di superare il dogmatismo e lo scetticismo e dall’altro la passione per una mente libera, creativa e responsabile».
MARCO C. BETTONI in Manifesto di Metodologia Operativa, Interno Direttivo CCC
La CCC vuole motivare ad un diverso approccio metodologico nei confronti del “reale”, ad un modus operandi dove attenzione e responsabilità mai vengono meno, senza appellarsi a metafisiche generate dalla nostra mente, cristallizzate nella storia:
«L’atteggiamento di fronte al problema (qualsiasi esso sia, come quelli a noi più vicini, sociale, culturale, politico…) non deve essere un atteggiamento dogmatico (cioè accettare in modo acritico ciò che la storia ci consegna) né scettico (cioè rifiutare in modo pregiudizievole la possibilità che si possa trovare una soluzione, anche se parziale ed operativa), ma creativo e responsabile. Come di fronte alla tua domanda che nasce da un’esigenza specifica. Un atteggiamento di ascolto e di confronto (con vari interlocutori, tu innanzitutto, poi la storia e le storie che la nostra mente riesce a raccogliere), e di risposta laddove è possibile» Alberto Peruffo – in libera conversazione, 21 dicembre 2011