UNESCO. PROTOCOLLATA LA VERGOGNA DI VICENZA A LIVELLO INTERNAZIONALE.
BUONE ELEZIONI, POVERA VICENZA.

Così scrive da Parigi, dall’Ufficio Europa-Stati Uniti, la Presidenza Unesco per firma della sua più alta carica, Petya Totcharova, dopo aver ricevuto la lettera del 21 febbraio da Alberto Peruffo, con allegato il Brogliaccio Vicenza Patrimonio Vergognoso dell’UNESCO:
«… Il Centro del Patrimonio Mondiale prende atto delle sue preoccupazioni».
E continua: «La prego di considerare che seguendo la Convenzione del Patrimonio Mondiale, ogni Stato firmatario di questa Convenzione è in carico del dovere di assicurare la protezione e la conservazione del patrimonio culturale e naturale situato nel proprio territorio».
Concludendo con questa importante sottolineatura: «Non falliremo di discutere quanto sopra affermato con le autorità competenti»
La lettera integrale della Presidenza – con numero di Protocollo ufficiale CLT/WHC/6402/IT/MM/PT datato 16 aprile 2013 – può essere richiesta presso tutte le autorità italiane a cui è giunta, in particolare l’Ufficio Unesco del Ministero della Cultura, a Roma.
La lettera è la risposta all’accusa di ingarantismo e di non ottemperanza ai principi fondativi inviata da parte di Alberto Peruffo il 21 febbraio 2013 a seguito del Brogliaccio Unesco scritto dai cittadini di Vicenza consegnato durante il cosiddetto “Alto Seminario Unesco” indetto dal Comune in periodo preelettorale.
Peruffo ha subito replicato a quel «we shall not fail» con una nuova lettera, inviata in questi giorni.
Ecco lo stralcio iniziale, inviato a più referenti:
«Dear Mr. Lock, Dear Ms. Maraña,
thank you very much for your precious response.
For the important words of Petya Totcharova.
Now it’s time of action: sanction (it could be useful for some path of changeover, conversion) or banishment, expulsion (it could be a signal of moral uprightness of Unesco, exemplar)».
Le conseguenze ancora non le conosciamo.
L’unica cosa certa è che è stata protocollata a livello internazionale la Vergogna di Vicenza e la “violenza” dei sindaci che l’hanno generata.
Variati, in primo grado.
Hullweck, in secondo grado. Per quel che sappiamo e che non occorre ribadire.
Questa la comunicazione scritta da Alberto Peruffo agli amici vicentini, prima delle elezioni:
«Variati, dopo le ultime dichiarazioni sul turismo militare americano, molto simili a quelle coeve comparse sulla Voce dei Berici, ha passato i limiti. Il substrato culturale sembra essere lo stesso, di antica data: la funzione assolutoria di certa chiesa cattolica – non certo di ispirazione cristiana – al servizio dei poteri forti, i quali alimentano con denari e lustri i loro protettori, in cambio di incenso sparso dai confessionali per redimere i torti, le violenze, gli omicidi, e controllare il popolo, fedele e spaesato di fronte alla complessità in campo. L’architettura militare. La strategia globale. Chi le capisce mai!
Un esempio? Il Festival Biblico – con tutti i suoi sacrosanti valori – non è un caso che abbia avuto un forte balzo di investimento a Vicenza nel 2009, l’anno delle compensazioni. Un vero salto di qualità. Guardate chi si nasconde tra gli sponsor. Gli amici di quel Festival dovrebbero ribellarsi e alzarsi in piedi contro i colpevoli della deriva militare della città; non essere finanziati dagli stessi. Restare piccoli, devoti al proprio scopo, cristiano, ecumenico, piuttosto che vendere l’anima a forme di compensazioni culturali che servono a sistemare la coscienza di certi partner che arrivano a dire che «la realtà che conosciamo è altra. E non ha nulla a che fare con la frivolezza ipocrita e ingannevole che ci aggredisce ogni giorno» – parole dette, per noi, dal massimo rappresentante dell’ipocrisia vicentina – o si affidano la missione di «ricomporre il senso profondo dell’umanità» dopo essere stati tra i maggiori “compositori” – costruttori – della militarizzazione della città. Di una città di pace. Biblica, mi vien da dire. Nella bassa accezione. Di libresca e fantasiosa.
Spiace inoltre vedere la Giustizia (l’istituzione della giustizia) perdersi d’animo e di dignità nel confermare la condanna “massiva” di cittadini che hanno commesso legittimamente una briciola di illegalità (occupando simbolicamente la Prefettura con la loro insopprimibile presenza fisica e qualche lucchetto, senza usare violenza) di fronte a una schiera documentata per nome e cognome di amministratori del bene pubblico che hanno commesso in modo occulto e per niente legittimo una montagna di illegalità, in modo istituzionalmente violento, che qui, per sommi capi, riassumo in ordine di priorità:
- Violazione del diritto internazionale sancito dall’UNESCO: costruendo una base a carattere offensivo su territorio protetto dall’UNESCO, istituto che promuove la cultura e la pace, non la guerra.
- Violazione del diritto politico nazionale sancito dalla COSTITUZIONE ITALIANA: costruendo una base senza i passaggi parlamentari previsti dalla Costituzione e falsificando l’extraterritorialità della base facendo sempre passare nelle trattative esposte al pubblico il concetto di ampliamento contro quello di nuova.
- Violazione del diritto ambientale e di molti altri diritti minori sanciti da diversi ordinamenti giuridici, come ad esempio la violazione della VIA (Valutazione d’impatto ambientale) o la violazione del diritto delle popolazioni locali di partecipare alle politiche del territorio.
- Segnalo infine la violazione di un diritto culturale non contemplato dalle leggi, ma difeso dall’intelligenza collettiva, dovere di una classe di intellettuali assente o muta, a Vicenza, dovere nei confronti della storia per affermare il diritto di quello che si racconterà ai nostri figli. Quei signori – amministratori occulti – nella loro arroganza si sono presi con violenza la libertà di falsificare non solo le carte in tavola, ma pure di cancellare i fatti mistificando i nomi della storia. Chi se non gli strumenti del potere più becero poteva cambiare il nome da Dal Molin a Del Din, giocando sull’affinità fonetica e sull’equivoco semantico?
Questi sindaci, ignoranti di questi diritti – dimostrato dai fatti, visto che su nessuno dei sopracitati punti si sono dati seriamente da fare e, anzi, sono stati veicoli di quelle violazioni – questi signori, se veramente lo sono o lo erano, potevano appellarsi all’unico diritto che resta all’uomo spogliato dalle sue funzioni pubbliche, politiche, giuridiche, accademiche. Il diritto del buon senso, del senso che funziona, della vista che vede e dell’udito che ascolta, della coscienza critica, dell’attenzione, della lungimiranza. A costo della loro carica amministrativa.
Attenzione, en passant, non si tratta di pacifismo o di antiamericanismo quando si parla di Vicenza Vergogna dell’UNESCO. Ma di quali armi si è scelto di usare. Di quale forza hai scelto di usare e di come ti relazioni di fronte a un nemico, che spesso è misero, indifeso, e che tu usi a tuo uso e consumo, per potere continuare a giocare il tuo sporco gioco. Vendendogli armi e morte. Facendo soldi sulla sua pelle, sulla pelle degli altri. Con la guerra. Anche se parli del contrario. Di Parco della Pace, di americani, turisti e “benvenuti, anche loro” nella Città Bellissima. Quelle armi servono per uccidere, non per parlare. Per uccidere, non per parlare.
No. Quando arrivano uomini armati fino ai denti che usano ogni genere di arma di annientamento dell’altro da sé – pensateci bene, ogni genere di arma – stiamo parlando di uomini che per risolvere i problemi invece di parlarsi si fanno la guerra o fomentano la guerra – il conflitto su larga scala – di qualsiasi idea o nazione essi siano. Uomini che eliminano l’altro, il nemico, perché altri uomini – i governanti – hanno deciso o dimostrato che la parola non ha più senso. La puoi manipolare come vuoi. Questo è il punto.
Falsificano il rapporto tra le parti.
I nomi delle cose.
Il senso tra le relazioni.
Ampliamento al posto di nuova base.
Del Din al posto di Dal Molin.
Missioni di guerra uguale a missioni di pace.
Vandali. Mistificatori!
La guerra, su vasta scala, quella delle armi e degli apparati che costano milioni, miliardi, non è mai una necessità, ma una scelta, una scelta economica!
Un’economia che a me, noi, non piace.
Vandali. Mistificatori.
Ripeto e argomento con forza!
Altro che «analizzare e capire le Sacre Scritture significa comprendere meglio l’umanità, la storia e noi stessi. In questo senso il Festival Biblico di Vicenza rappresenta un momento fondamentale per ogni persona – credente, in cammino verso la fede o anche agnostica – che voglia intraprendere un percorso di conoscenza e di dialogo con se stesso e con la civiltà. Gemmo sostiene dunque con grande entusiasmo questa iniziativa che in un momento di scontro di civiltà come l’attuale può aiutarci a ricomporre il senso profondo dell’umanità, al di là delle diversità e delle contrapposizioni etniche, culturali e politiche».
Fonte Testimonianze Partner Festival Biblico
Ecco il punto.
Lo ribadisco: la parola non ha più senso.
La puoi manipolare come vuoi.
Per ricomporre il senso profondo dell’umanità!
«…nel solo periodo compreso tra il 2000 e il 2007, la Gemmo ha eseguito per conto delle forze armate USA lavori per oltre 36.848.000 dollari. […] Sedici contratti per un valore complessivo di 12.410.282 dollari è il bottino incamerato grazie alle basi USA dall’Impresa Costruzioni Maltauro, partner di Gemmo nei lavori di realizzazione della nuova Fiera di Vicenza…».
Fonte Agoravox.it 18 settembre 2009
Questi sindaci ora dovranno spartire la Vergogna protocollata a livello internazionale, firmata dalla Presidenza Unesco, con le loro compagini. La destra e la sinistra, mano nella mano, sposati nel centro dalla Chiesa Vicentina. Annunciata dalla Voce dei Berici.
Invito i cittadini di Vicenza a non partecipare ai loro banchetti.
E di riprendersi la loro forza. Politica.
Buone elezioni. Povera Vicenza».

Concordo pienamente, Alberto!
La VERGOGNA continua.
Da parte degli amministratori e dei politici, come da parte di molta popolazione, complice dell’ignoranza (della pace) e dell’arroganza (del potere).
Da parte della Chiesa Vicentina, che non ha il coraggio di una posizione ufficiale e contraria alla base militare: a questa e a tutte le altre.
In particolare dal Settimanale Diocesano, La Voce dei Berici, che ha curato, recentemente, un servizio su questa base: IN-DECENTE (il servizio, oltre che la base).
Qui la ‘decentia’ è un’altra: la convenienza è TACERE, è rifiutare il “Sì, quando è sì; no, quando è no” del Vangelo.
Maurizio Mazzetto
Concordo pienamente con quanto scritto da Mazzetto.
Incredibile! Sentirsi a disagio quando si parla: NO alla Guerra! Dove andremo a finire?