È arrivato nelle librerie italiane l’ultima fatica di Stefano Ardito, giornalista e storico dell’alpinismo, dal titolo IL GIGANTE SCONOSCIUTO. Storia e segreti del Kangchenjunga, il terzo Ottomila. Così lo presenta l’editore Corbaccio:
Situato tra Nepal e Sikkim indiano, il Kangchenjunga è la vetta più orientale dell’Himalaya ed è il terzo Ottomila della Terra. Meno famoso di Everest, K2, Broad Peak, Annapurna, Nanga Parbat, il Kanchenjunga – detto «I cinque tesori della Grande Neve» per le vette principali che lo compongono – non è diventato l’ossessione patriottica di nessuna nazione, ma ha una storia appassionante e affascinate, fatta di esploratori, militari, cartografi coltivatori di tè e, infine, alpinisti, a partire dalla fine dell’Ottocento. La prima alla vetta è del 1955, due anni dopo l’Everest, un anno dopo il K2, a opera di due inglesi che si sono fermati qualche metro sotto la cima, in segno di rispetto verso il sovrano del Sikkim e della popolazione locale che consideravano sacra la montagna. Da allora il Kangchenjunga è diventato teatro delle imprese dei migliori alpinisti di tutto il mondo, anche se il lungo avvicinamento dal versante nepalese e l’esclusiva delle spedizioni indiane sul versante del Sikkim, lo rendono una montagna ancora relativamente sconosciuta e da esplorare. Una rarità nel mondo degli Ottomila nel Ventunesimo secolo.
Nei 20 capitoli delle 304 pagine del prezioso volume che per la prima volta ricostruisce per il pubblico italiano la storia di questa grande e affascinante montagna, si trovano tutti i protagonisti dell’esplorazione geografica e culturale, dalle spedizioni del botanico Joseph Dalton Hooker che per primo nel 1848 esplorò le basi della montagna, passando per quelle di Freshfield, Sella, Bauer, Band, Brown, Fosco Maraini, Messner e molti altri, per arrivare all’ultima spedizione nell’area Zemu del Kanchenzonga guidata da Alberto Peruffo nel 2014, alla quale, per l’eccezionalità della situazione e dei ghiacciai per la prima volta raggiunti, è dedicato tutto il capitolo finale. Un libro da leggere tutto d’un fiato per gli amanti dell’esplorazione e delle grandi montagne.
Alcuni stralci della chiusura. L’ultima spedizione ci «ricorda una realtà evidente. Ai piedi del Kangchenjunga, anche nel terzo millennio, restano vette, valli e ghiacciai da scoprire. […] In un’epoca in cui la tecnologia acquista sempre più spazio, questo ritorno al passato fa bene. Ma la spedizione di Alberto Peruffo e compagni [nel trovare e documentare il tempio-eremo di Guru Rinpoche, più altri incontri nell’intricata foresta sikkimese, n.d.r.] ci aiuta a capire anche una realtà molto più antica. Nelle valli ai piedi della terza montagna della Terra, la fede e le tradizioni dei popoli dell’Himalaya – gli sherpa sul versante nepalese, i lepcha e bhotia su quello del Sikkim – sono vive e presenti anche nei luoghi più remoti e solitari. […] Il Kangchenjunga, oltre che a una montagna stupenda, è un faro della cultura e della fede dell’alta Asia».
Ci auguriamo di presentare presto il libro all’interno di qualche progetto della CCC. Intanto buona lettura.
Approfondimenti >> https://kanchenzonga.wordpress.com/