Scarica qui il testo in PDF >> POPOLO DEL GUA
*Nota di lettura. Non è da tutti esser veneti, sembra dire il proverbio di apertura. Dopo il Referendum, il mio scritto, forse, più incendiario, all’ombra del Leon Sborassà. 17+7 minuti di discesa nell’inferno/paradiso delle nostre identità collettive. Ciò che segue è una mia personale, provocatoria e spero intelligente, riflessione di carattere storico e sociopolitico, di cui mi assumo ogni responsabilità, appellandomi alla libertà di opinione e di critica. Tuttavia, dovendole dire, le cose, e dire bene, ed essendo il tema una questione complessa e potenzialmente deflagrante, ho pensato a tre livelli di lettura. Il primo relativamente breve, divertente e serio allo stesso tempo; il secondo, di approfondimento, a volte più difficile ed esigente; il terzo, subacqueo, con delle note, per coloro che vogliono proseguire la navigazione. Avvertimento: Serenissimi, prima di sparare a zero sul titolo di questo scritto e sul Leon Sborassà, leggetevi il testo fino alla fine. So che è lungo, ma a volte le parole sono necessarie. Soprattutto per creare civiltà, di fronte ai banali proclami dei nostri politici. Lo dedico agli uomini di cultura del nostro Triveneto, come Paolo Rumiz e Ulderico Bernardi. Lo dedico alle esigenze mal riposte dagli assaltatori del Campanile di San Marco e allo spirito ribelle della Ciminiera di Montecchio. Lo dedico a coloro che avranno il coraggio di arrivare/argomentare in/il fondo.
1 Comment