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IL POPOLO DEL GUÀ. Insanguinà | NON ESISTE IL POPOLO VENETO. Esistono gli abitanti di un Veneto, bellissimo, devastato | ovvero sia la DISTRUZIONE della Fontana di Valbona e il mastodontico FANTOCCIO del Leone di San Marco sulla Rotatoria del Crimine Ambientale | o della manipolazione dei simboli e delle identità strumentali, per DEVIARE dai problemi reali
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di Alberto Peruffo
«Come nialtri no ghe n’è altri.
Se ghe n’è ancora, che i vegna fora!»
Proverbio veneto, citato da Ulderico Bernardi
«In mano ai furbi, l’identità diventa fatalmente caricatura».
«La Lega è figlia dello spaesamento, non della cultura di paese».
«La sazietà ha addormentato la politica».
Paolo Rumiz
- NON ESISTE IL POPOLO VENETO. Esiste una Regione bellissima devastata dai veneti
Se l’identità fosse una dolce appartenenza alla terra – ciò che si nasconde dietro ai termini “radici” ed “ethnos” – essa sarebbe niente di male e solo che bene, perché grazie a quella rarefatta parola si impara a conoscere e riconoscere, ad amare e a difendere il proprio territorio, ma quando quella stessa parola diventa autoritaria, identità forzata, cristallizzata, per veicolare i suoi peggiori derivati – Razza, Stirpe, Popolo con le lettere maiuscola – ecco, siamo di fronte all’arroganza dell’uomo che genera il suo mostro più grande, funzionale ad una sola cosa: la sua volontà di potenza. Che, tradotto in termini popolari, non significa altro che avere la pancia piena e il giardino sicuro. Sempre. A prescindere. Da tutto e da tutti. E dimostrare questa potenza al mondo.
Di fronte a questo scellerato uso abbiamo uomini tristi e arroganti, nella loro supposta grandezza, un Popolo che si crede immobile, immutevole, depositario di chissà quale segreto Graal – un’ampolla celtica vent’anni fa, oggi un Leone Castrato (v. nota 1) – simboli di onnipotenze ancestrali e vita perenne. Dimenticando che il segreto dell’identità collettive – di queste stiamo parlando, nel bene e nel male – è il movimento concertato, la complessità, segnate dalla coerenza nello scambio e nelle relazioni tra i molteplici soggetti, di per sé in mutamento continuo e passeggeri. Tutto muta: individui, natura, territorio. La coerenza delle relazioni per un dato percorso in un dato tempo formano la cultura di un dato luogo. L’identità collettiva. Niente di più. Anche le identità muoiono. Specie se attaccate dal morbo dell’incoerenza e della falsità.
Altro passaggio (non necessario ma utile alla comprensione e come approfondimento “personale”: eventualmente saltate alla sintesi).
Ogni identità, anche la nostra personale – quando non è un percorso di coerenza – nasconde una pre-potenza, una potenza a priori, una mera illusione sempre distrutta dal passare del tempo. Perfino biologicamente. Nasconde l’illusione di essere non tanto unici, perché lo siamo, ma immutabili e perenni, in parte onnipotenti. Quando questa prepotenza diventa il fondamento primo e ultimo del nostro agire e non presa di coscienza del nostro limite, la prepotenza sfocia in arroganza. L’arroganza genera violenza e i suoi derivati. La violenza distrugge la stessa primigenia potenza. Senza permettere di trasformarsi in forma, costruzione, passaggio duraturo. Amen. (v. nota 2)
Quando poi l’individuo è fragile – tutti lo siamo – si rifugia soprattutto nelle identità collettive. Anche legittimamente. Si pensi ai gruppi di amicizia e di lavoro. Tutte nostre costruzioni. Fino ai Popoli. Esistono tuttavia i popoli con la p minuscola, non arroganti, solidali, che non sono altro che gli abitanti di un luogo accomunati dalla stessa cultura, abitanti che con l’andare del tempo diventano genti, gentili appartenenti ad un’origine comune. Di terra, di lingua, di tradizioni, di usi, costumi: le cosiddette radici. Un’origine che può tuttavia scemare di fronte alla barbarie di chi la manipola a suo uso e consumo. Leghisti e Zaisti ne sono un esempio lampante, tanto da aver generato una nuova razza che un tempo Paolo Rumiz tentò di chiamare Homo Padanus, ma che io, visto le spanne dei ragionamenti di questi uomini, citati, ho proposto di chiamare, come già scritto, spannoveneto. (v. nota 3)
In sintesi: non esiste il Popolo Veneto (nota 4). Esistono gli abitanti della Regione Veneto e la cultura veneta. Esistono di questa le tradizioni, i caratteri.
Lo stesso vale per tutti gli altri popoli.
Tuttavia, nel Periodo Tardoveneto del secolo XX°, emergono gli Spannoveneti, una razza fiction di cui le tracce si ritrovano sul territorio con monumenti esilaranti fin dall’anno 18, secolo XXI°: esempio straordinario, per abborracciata bellezza e luogo insano, è il cosiddetto Leon Sborassà, ritrovato nel Comune di Trissino, sotto un cumulo di plastica, e datato dagli increduli storici, 14 ottobre 2018, giorno della sua animalesca inaugurazione. (v. nota 1)
- LA TERRA DOVE ABITO. «Montecchio (VI), hanno sepolto tutto: immondizie, memoria e coraggio»
Ma abitiamo davvero la terra dove viviamo? O siamo solo in transito superficiale, con una tavola da suv-surf, per entrare finalmente nel giardino di casa nostra o nella sala giochi della nostra idiozia, sia essa la televisione, lo schermo di un qualsiasi dispositivo o l’Admiral Club del proprio paese?
Se dovessi iniziare un racconto, una storia autobiografica, in prima persona, comincerei così: vivo in una zona bellissima del pianeta Terra, a più alto rischio, dove il rapporto tra uomo e natura è stato infranto.
In realtà, ciò che segue è l’inizio di un post davvero scritto, ben più drammatico e concreto, che diventò virale nei social grazie a delle potentissime immagini pollockiane tratte da una strada immondezzaio, la Superstrada Pedemontana Veneta, in un tratto “scoperto” dai miei compagni, fotografi d’assalto:
«Questa è la terra dove vivo. Italia, Veneto, Montecchio Maggiore. Stanno distruggendo le Poscole, per costruire una strada immonda, scavando dove non possono scavare, vicino ai PFAS della Miteni, tra le discariche storiche di Montecchio e le concerie Mastrotto». (v. foto e nota 5)

Un contributo bellissimo, da leggere e far leggere, da studiare … da pubblicare.
Grazie, Alberto
Amelio
Molto interessante, poi massima stima per Rumiz mio concittadino