PICCOLA TERRA vince CinemAmbiente 2012 | Successo di pubblico alla presentazione SCA | Aziz Wahbi, coltivatore d’integrazione

Aziz Wahbi, il “coltivatore d’integrazione”

Torino: il film PICCOLA TERRA di Michele Trentini e Marco Romano ha vinto CinemAmbiente 2012, Concorso Documentari Italiani.

Nel mentre si presentava a Montecchio Maggiore la Società Culturale per Azioni in una Sala Civica piena di pubblico, con la proiezione del film Piccola terra, lo stesso film era in Concorso alla XVa edizione del Festival CinemAmbiente di Torino, festival nato nel 1998, fondato e diretto da Gaetano Capizzi, con l’obiettivo di presentare i migliori film ambientali a livello internazionale e contribuire, con attività che si sviluppano nel corso di tutto l’anno, alla promozione del cinema e della cultura ambientale.  CinemAmbiente è considerato tra i più importanti festival cinematografici a tematica ambientale in Europa.

Questa la motivazione: “Per la capacità di narrare un ambiente trasformato in passato con fatica e in ulteriore trasformazione con una prospettiva futura di speranza. Riconosciamo anche al lavoro la capacità di tenere insieme spazi e tempi tra di loro lontani con l’uso efficace di immagini d’archivio e ambientazioni diverse”.

Qui la notizia sul sito del Comune di Valstagna: http://www.comunevalstagna.it/news/1562-piccola-terra.html
(con una foto di Michele Trentini e Aziz Wahbi al festival e il link al trailer su youtube).

Qui la notizia su CinemaItaliano.info: http://www.cinemaitaliano.info/news/13187/i-vincitori-di-cinemambiente-2012.html

Un momento durante la serata SCA, alla fine del film

Questa la nostra presentazione in occasione della serata di Montecchio che ha visto un grande successo di pubblico e partecipazione: la Sala Civica di Corte delle Filande era piena (300 persone) e il film Piccola terra – che racchiude in sintesi concreta i valori programmatici della SCA – è stato applaudito con grande forza dal pubblico presente. Due giorni dopo è stato premiato a Torino.

PICCOLA TERRA >> Valstagna, Canale di Brenta, Vicenza: su piccoli “fazzoletti di terra” un tempo coltivati a tabacco si gioca il destino in controtendenza di personaggi assai diversi, impegnati nel dare nuova vita ad un paesaggio terrazzato in stato di abbandono. C’è chi rimane aggrappato con ostinazione e orgoglio all’antico podere di famiglia, chi lascia il posto di operaio in cava per ritrovare se stesso, chi venendo dal mondo urbano decide di prendersi cura di campi e muri a secco grazie ad un innovativo progetto di adozione, e chi originario del Marocco coltiva il sogno dell’integrazione per sé e per i propri figli chiedendo e ottenendo ascolto da un’amministrazione leghista, letteralmente sorpresa che una famiglia di immigrati si dia da fare per recuperare e valorizzare le tradizioni dei “vostri padri”, dei padri veneti. “Piccola terra” è un messaggio di speranza per terre alte marginali. È un racconto sul valore universale del legame con la terra, che prescinde da interessi economici, impedimenti politici, steccati culturali. Il “mondo dei vinti”, raccontato negli anni Sessanta dal regista Giuseppe Taffarel, qui è una montagna che torna a vivere, in un nuovo rigoglio che sa di menta, appartenenza e libertà. Dal Veneto alle montagne dell’Atlante marocchino, passando per un’umanità non ancora china di fronte alle barbarie dei pregiudizi culturali localistici e dell’economia globale. Un inno alla fratellanza tra le genti e alle microeconomie di prossimità.

“Un anticorpo culturale che rivoluziona, sconcerta, la partitocrazia storica e supera le culture e le politiche dello spettacolo” – “La cultura è azione. Ispira le buone pratiche e la politica. […]”.

Da incorniciare la frase pronunciata da Aziz Wahbi durante il dialogo con Alberto Peruffo:

«In realtà quello che sto cercando di coltivare non è la menta, ma proprio l’integrazione».

Sì, l’integrazione! abbiamo sottolineato noi, “battezzando” da quel giorno Aziz “coltivatore d’integrazione”.

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Piccola terra è stato l’unico lungometraggio italiano ad entrare nell’ambita e difficile selezione del 60° TrentoFilmFestival, vincitore di due riconoscimenti molto importanti (Premio della Stampa e della RAI). Il film (per buona parte in dialetto veneto, sottotitolato in italiano) è stato curato dall’equipe di geografia culturale dell’Università di Padova guidata dal prof. Mauro Varotto. L’introduzione del libro allegato è di Annibale Salsa (past presidente nazionale del CAI, docente di antropologia culturale all’Università di Genova), con contributi e testimonianze di Mauro Varotto, Tania Rossetto, Luca Lodatti, Mirco Melanco, Michele Trentini e Marco Romano. Il film è pubblicato nella Collana iBorderline Produzioni di Confine curata da Alberto Peruffo per la Casa Editrice Antersass in collaborazione con Cierre.

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