IO, VENETO-VENETO, voterò NO | Mi vergogno di questo Veneto. Spannografico | I POPOLI PASSANO. I TERRITORI RESTANO

Strasse, ossi e ferovecio. Variati, Zaia e Galan? Una commedia tutta veneta, con accenti bulgari. Molti sono i personaggi politici protagonisti, trasversali, del declino spannografico del Veneto. Per le “nominesion” del canovaccio – in fase di stesura – de «Gli Spannoveneti» vedi Nota 1. Difficile sarà scegliere, per i registi e gli sceneggiatori. Nota da leggere subito se si vuole alleggerire – ma non alterare – la serietà dello scritto.

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Io, veneto-veneto, voterò NO.

Mi vergogno di questo Veneto. Spannografico.
I popoli passano. I territori restano.

[con una postilla sull'ASTENSIONE, in calce tra i commenti]

di Alberto Peruffo

Molti – amici e nemici – mi chiedono: «andrai a votare domenica 22 ottobre?».
Me lo chiedono perché, conoscendo l’impegno civile per le mie terre, un impegno pratico, deciso, inequivocabile, duro (vedi Nota 2 sull’autore veneto-veneto), sono curiosi di sapere come agirò questa volta di fronte a un referendum che si presenta come un vero e proprio dilemma. Andare o non andare?

Curioso che quasi nessuno valuti l’opzione di dire NO alla domanda referendaria.

Io ho deciso, dopo attenta valutazione, di andare e scrivere NO.
«Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?».
Non voglio che ai promotori di questa autonomia siano date ulteriori forme e condizioni particolari di rovinare la Regione Veneto. Anche perché la Regione lo chiede a uno Stato che ha un articolo – il 116 della C.I. – dove è già scritto testualmente il quesito in forma di concessione: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia […] possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, etc». Bisogna essere scemi per richiedere ciò che si ha già, scritto in una Costituzione, e spendere milioni di euro per fare ciò. E chiederlo all’indirizzo sbagliato. Scemi. Etimologicamente scemi. Punto.

L’unica domanda in senso regionale che poteva avere un senso era questa: «Aboliamo le Regioni a Statuto Speciale per fare in modo che nella prossima legislatura sia riformata integralmente – e non solo parzialmente secondo la legge n.3/2001 – la relazione tra Stato ed Enti locali e la Regione Veneto diventi capofila di questa nuova relazione?». Lo si sa. Dimmi che domanda fai, e ti dirò chi sei.

C’è evidentemente qualcosa di nascosto, di oscuro, dietro a questo referendum. Oltre a una montagna di arroganza e di ignoranza, di supposta superiorità, non solo di “popolo”, ma pure di saper gestire le proprie risorse. E le risorse, miei cari, non sono solo i soldi, ma pure i territori, le montagne, i laghi, i campi, la terra, l’acqua. L’aria malsana che respiriamo. L’acqua che ci hanno dato da bere… zuppa, zeppa, piena di PFAS e di altre sostanze indecenti. Densa di cancro e tumori.

Ora, se qualcuno vuole contraddirmi senza coltivare ingiusta bile, mi segua: argomenterò in modo molto serio questa mia decisione e le mie posizioni, andando oltre la citata Costituzione. Tutto ciò necessita di uno sforzo dell’intelligenza. Procediamo perciò per priorità di argomenti.

  1. TERRITORI, NON POPOLI
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JACOPO TINTORETTO. Il ritrovamento del corpo di San Marco – Dipinto tra il 1562 e il 1566 per la Scuola Grande di San Marco. L’opera fa parte di un trittico. Le altre due sono: Il trafugamento del corpo di San Marco e San Marco salva un saraceno da un naufragio.

In primo luogo, argomento principe, l’autonomia proposta – nell’immaginario – dai promotori, non è un’autonomia dei territori, ma un’autonomia di popolo. Già questo basta per inficiare tutto. Sarò drastico e cito una mia riflessione tratta da un lavoro di analisi politica: «Politicamente parlando, non esiste l’autonomia dei popoli, ma l’autonomia dei territori. I popoli passano, mentre i territori restano. Fondare l’autonomia sul concetto di popolo è molto insidioso. Perché il popolo è un’idea, non un fatto concreto. E dietro a quell’idea ci può stare di tutto, perfino il distacco totale dalla geografia, dal luogo, dal territorio». Non mi dilungo e vi invito ad approfondire qui. Si sappia solo che il “popolo veneto” di fatto non esiste. Esistono persone, abitanti, della Regione Veneto, con tradizioni, caratteri, identità in movimento. Parlare di Europa dei Popoli o di Popolo Lombardo o di Popolo Veneto allude a qualcosa di losco, a un’identità millantata fondata su legami di parentela, di sangue, di classe, in altre epoche noti per avere generato forme di nepotismo, in recenti forme di nazionalsocialismo o di totalitarismo, in ogni tempo di clientelismo, dove il legame con la terra (la geografia) era ed è solo un pretesto per fondare qualcosa che non ha fondamento, campato in aria. Come detto i “popoli” passano, mentre le terre restano, spesso saccheggiate da coloro che si ritengono popoli e invece sono orde di gente che dei territori non gliene frega niente. La stessa parola “popolo” nella sua accezione più bonaria e comune – gente che abita un luogo – in bocca a queste persone poco credibili ha perso il suo significato di base. Ribadisco questo concetto: i popoli passano, i territori restano. Chi invece afferma la priorità dei popoli giustifica la devastazione dei territori, la distruzione dell’ambiente, come è avvenuto negli ultimi 20 anni in Veneto.

  1. PREDONI, NON PADRONI
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La Nuova Base Militare di Vicenza. Una ferita irreversibile non solo sul territorio geografico, ma pure sul tessuto socio-culturale del Veneto. “Paroni a casa nostra”? Giammai. Torna in mente invece l’apertura di The Wandering Cemetery di 10 anni fa: «Strani presagi si alzano dalla pianura veneta. L’aria è irrespirabile. 
Il tessuto urbano fagocita il tessuto umano. Basi di morte sradicano fondamenta di vita» – Fonte foto unesco4vicenza.org

In secondo luogo, posso io dare ancora in mano la Regione a coloro che l’hanno resa una delle terre più inquinate e più saccheggiate di Europa e del mondo intero, a fronte delle invidiabili bellezze? NO. Non posso più. Va tolta dalle loro mani. Avevano l’autonomia per gestirla e non l’hanno usata. Avevano montagne di soldi, e se li sono intascati (vedi Nota 3). Nello specifico emergono queste domande.

  • Vivi nel Veneto dove è avvenuto il più grande scandalo di corruzione europeo, forse mondiale, il MOSE?
  • Vivi nel Veneto dove si sta compiendo la più grande opera pubblica inutile, dannosa, pericolosa, in odore di mafia, che sta distruggendo il paesaggio Veneto come poche altre, la SUPERSTRADA PEDEMONTANA VENETA?
  • Vivi nel Veneto patrimonio dell’UNESCO dove Venezia è diventata un sobborgo turistico delle grandi navi e del turismo markettaro, o nella Vicenza paramilitare, la città più militarizzata al mondo in ambito civile, sempre UNESCO, con l’aggiunta di mille altre ingiurie, tra cui il più grande abuso edilizio della storia recente italiana – Borgo Berga – non lontana  dalle colline pestifere del prosecco, segno della prosecchizzazione – parole del prof. Tiziano Tempesta – di tutta questa povera Regione un tempo bella e con cui si vorrebbe prosecchizzare l’intera umanità che la abita, pretendendo per assurdo, anche qui, sul prosecco del proprio cervello, il “marchio” UNESCO?
  • Vivi nella Regione che è stata protagonista del maggiore scandalo bancario degli ultimi anni con la Banca (im)Popolare di Vicenza, Veneto Banca e ramificazioni zoniniane varie?
  • Vivi in quel Veneto che ha avvelenato i propri figli, ossia una delle regioni più inquinate d’Europa e del mondo, che dopo aver permesso il polo di MARGHERA, ora si scopre di avere il più grande avvelenamento dell’acqua nella storia d’Europa, causato dai PFAS, permesso dalla Regione che doveva controllare una delle fabbriche più pericolose della stessa – la MITENI, sotto normativa Seveso – applicare le tutele conseguenti, allertare con delle precauzioni la cittadinanza quando l’ha saputo nel 2013… e mai l’ha fatto, se non ora prima del referendum?

Purtroppo la risposta è sempre sì e i protagonisti di tutte queste vicende sono veneti, i Veneti che da vent’anni governano il Veneto e che portano il nome dei Galan, Zaia, Zonin, Chisso, destre con varianti di sinistre, come Variati e triste compagnia bella.
Paroni a casa nostra? Giammai. Predoni a casa nostra. O semmai, scusate la parola, coglioni.

  1. STATO SOVERCHIANTE VS STATERELLO BISCARO
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La dignità di un politico la si riconosce in ogni occasione. Variati ha detto sempre sì. Lo dirà anche al Referendum del 22 ottobre, come altri partitelli pronti al salto sul carro del consenso, senza portare alcun argomento. Nella foto Vvox, Variati in compagnia di Zonin, l’im-popolare banchiere. Nel Veneto la “stretta” delle banche con lo Stato è responsabile non solo del “suicidio del territorio”, ma pure del suicidio fisico di molti veneti, con la v minuscola. Quelli veri. Fatti di carne e ossa. “Polvere” per le banche e per i politici con il sorriso dell’ipocrisia e il lamento democristiano stampato perennemente sulla faccia.

Chiedere l’autonomia dei territori spendendo 14, 15 o 20 milioni di euro è una bestemmia. Dovrebbero esistere i parlamentari veneti, lombardi, ostrogoti, unni e lanzichenecchi, chi più non ne ha non ne metta, perché in Parlamento hanno altro da fare, e non ci stanno più, loro, che in vent’anni di governo avrebbero potuto cambiare lo Stato italiano, che da vecchia Res-pubblica, fondata esageratamente sul bene pubblico e non sul bene comune (distinzione ancora difficile da capire), doveva passare in una confederazione nazionale, mediante un federalismo pratico che togliesse forza ai grandi centri di potere del nostro tempo, che sono i partiti repubblicani romanocentrici, per darlo ai territori, ai Comuni, senza perdersi in mille piccoli centri burocratici funzionali ai grandi. Idea che già il Partito d’Azione coltivava subito dopo la seconda Grande Guerra, molto prima di questi falsi pionieri dell’autonomia e del federalismo. E invece no. Questi finti autonomisti non hanno mai fatto il loro dovere perché in Parlamento sono della stessa pasta di quelli usciti dai nuovi parti Berlusconiani, le sinistre renziane, e le destre alfane. I due figli di Berlusconi.

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Come da nota didascalica precedente, “culturalmente parlando, i 2 figli di Berlusconi“, sostituiscono il padre in ciò che a me piacerebbe chiamare l’arena dell’entmoplutocrazia televisiva. Fonte foto Corriere della Sera (13 dicembre 2013).

Che misera questa Italietta, ancora ferma ai simulacri della peggiore faccia politica che l’Italia abbia prodotto, il Berlusca, meritevole solo per caparbietà e longevità della sua azione. Che è stata una maledizione. Il frutto politico più pacchiano dell’Occidente, ora impersonato da quel Berlusconi con la parrucca che Donald Trump è. Decidere se stare con uno stato soverchiante centralista o uno staterello biscaro finto autonomista, è come non decidere. Io dico NO ad entrambi e spero che un giorno l’Italia diventi una confederazione res-comunale – una Res-comune – dove i territori esprimono i loro amministratori e 1 (dico una) parte di loro – senza partiti burocratocentrici o altre forme di accumulazione di potere – sia mandata a fare il Parlamento che coordini l’interdipendenza che dovrà contraddistinguere le nazioni – che non saranno più nazioni – del futuro. L’attuale Parlamento va rigenerato da zero, tanto è la morbosa creatura artificiosa nata dal gioco partitocratico tra destre e sinistre avariate. Via tutti: Senato e Camera. 100 nuovi Deputati dai territori in Camera. 100 in Senato. Espressi da liste civiche territoriali, da parti del territorio attivo, che niente hanno a che fare con i partiti classici degeneri della tarda Repubblica, ma siano espressione della geografia culturale del paese, la conoscenza diretta del territorio. Magari ex-sindaci o amministratori comunali meritevoli che hanno dimostrato sul campo il loro valore. Per gli altri, i pseudoparlamentari “nominati” di oggi, basta. Tutti a casa.

  1. RAZZISMO E PRETESA IDENTITÀ REPUBBLICANA
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Il-Leone-Marciano ha sempre avuto diverse interpretazioni dei simboli suppellettili. Il Leone con la Spada della Fanteria Veneta (1778) ha probabilmente ispirato la versione battagliera della Bandiera di San Marco cara agli Indipendentisti e ora in voga tra i Venetisti, dove la spada ha preso il posto del libro, la guerra sommaria e giustizialista il posto della pace analitica e diplomatica, la retorica dell’Identità il posto della legittima volontà di riscatto dai poteri forti e centralisti, romanopartitocentrici.

Se l’autonomia dei territori – e non dei popoli – fosse chiesta da gente credibile che avesse limitato i danni citati sopra, ecco che sarei il primo ad andare a votare sì. Invece no. Voterò NO per contrastare queste persone che non hanno limiti, che non gli hanno mai messi: per i PFAS, sottolineo, io che sono in prima linea nella battaglia, gli hanno messi solo ora – “spannograficamente” – prima del referendum, avendoci intanto fatto ingoiare “acqua contaminata certificata” dal 2013. Non solo a noi. Ma ai nostri figli. Tutti.
Queste persone hanno distrutto il territorio che neppure conoscono, se non per sentito dire. Lo hanno portato al suicidio. Alla Commissione PFAS del 2 ottobre – dove ho accompagnato con altri attivisti il grande avvocato americano Robert Bilott – c’era chi “pincionava” sul cellulare per buona parte della seduta. Un consigliere regionale padanoveneto ha combattuto – povero guerriero – addirittura con i colpi di sonno! Di fronte al più grande esperto, al mondo, in materia! L’ho visto fare pure da Zaia – il pincionatore – ripreso dalla RAI, mentre Mattarella parlava ai Sindaci ANCI mercoledì 11 ottobre, a Vicenza, pochi giorni fa. Nel cuore del Veneto suicida. Ricco e suicida.  Che dimostra così la propria autonomia, cretina. Fregandosene, con il pressappochismo, dell’autorità sua e degli altri. Termine, autorità, per costoro, insignificante. E proprio perché sono così distaccati – “non-autori” – dal territorio – e attaccati alla carega – che nelle loro misere teste hanno dovuto e devono continuamente inventarsi la storia del Popolo con la p maiuscola, del sangue, degli avi dei nostri avi, quando invece qui in Veneto è passato ogni ben, e male, di Dio. Poveri Veneti. Con la V maiuscola. S-ciavi. Non sanno neppure – oppure lo sanno e se ne vergognano di saperlo e di insabbiarlo – che la stessa bandiera marciana è un simbolo dell’accoglienza, di un migrante, dell’evangelista Marco, leggendario naufrago sulle terre venete, che apre il suo Vangelo con l’immagine di Giovanni Battista, vestito, secondo tradizione, con la pelle di leone. E questo non capire il passaggio, la transumanza, delle bestie e degli uomini, questo chiudersi dentro a idee di superiorità, di cristianità funzionale, di supremazia, di eccellenza veneta senza vedere le schifezze da loro stessi prodotti, che spaventa, che fa vergognare di essere veneti, che fa poi sparlare di presunti Popoli e di confini, di chiusura, di essere perciò nel midollo – dei proponenti – dei razzisti. Dei razzisti, però ingenui, neppure radicali, perfino buoni e raggirabili, perché senza argomenti. Perché “millantano” la storia, che neppure conoscono o manipolano. Parlano di San Marco e lo scambiano per un guerriero con la spada. Parlano della Repubblica Veneta, dimenticando che era un’oligarchia di mercanti patrizi che ha inventato la distinzione tra mercenari e “campagnuoli”, il lavoro a catena, la servitù di stato e di classe: il saluto più usato al mondo s-ciavo, ciao, servo suo, è l’indizio di ciò che sono sempre stati in quella Res-pubblica. Patrizi super alimentati dal lavoro della povera gente, protetti dalla funzione pubblica e da un manipolo di commedianti che si prendeva in giro uno con l’altro. Con sorrisi davanti e inculate di dietro. L’ultimo Doge, Galan, aveva tra i suoi servi, il suo successore. Il suo giuda. Come sempre accade nelle buone repubbliche plutocratiche. E come accadrà nella Repubblica Veneta Autonoma propagandata da Zaia, il fu servo – dicono le cronache dei giornali – di Galan.

  1. SECESSIONE E PERDONO CATTOLICO
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Duetti e cabaret. Sempre due sono i maroni. Gli ultimi Dogi, versione 2 spanne. Nel Corriere e qui la stessa foto in versione “polli”. Ops, “pollo”.

L’errore di fondo citato all’inizio sposta la lancetta del desiderio dall’autonomia alla secessione, alla separazione. Allo Stato Veneto Indipendente. Avete già dimenticato il quesito referendario regionale incostituzionale bocciato nel 2015, sempre nello stile del duo cabarettistico Zaia-Maroni? Riciclato ora dalla domanda subdola, ridicola, bambinesca del 22 ottobre. Neppure un infante uscito dalla prima elementare formulerebbe una domanda così idiota! Cosa chiedeva invece la vecchia domanda? Veneto indipendente! Indipendente da chi? Se sei un tossico-dipendente che hai ammorbato, venduto, inquinato la tua terra pure di avere un barlume di finta libertà, gli schei. Ma no, dai! Noi stiamo da soli perché siamo i migliori. Prima i Veneti, tutti gli altri fuori dai coglioni. Ma stattene da solo fottuto di un Veneto, con le tue banche fallite, i figli avvelenati da PFAS, la Pedemontana, le Basi Militari e le scorie atomiche, il vino tossico, l’eccellenza balorda di pensare solo a incassare e a mangiare. Portati i tuoi schifosi soldi nella tomba democristiana da dove sei uscito e non preoccuparti più di tanto se fai del male o sei fai finta di fare del bene, fai come la maggior parte dei mafiosi, commetti atti impuri e omicidi, nefandezze, tanto poi sarai perdonato o alleggerito dalle prebende, dai festival culturali, siano essi biblici o sagre di paese, basiliche dorate di mostre goldiniane o fiere di letame bulgariniano. L’arte e la cultura sono qui caramelle. Che accartocciano il letame. Il liquame. Che spalmi sul pane che dai – osceno – ai tuoi figli. Tanto, sarai perdonato, Veneto. Libera nos a malo, rimbomba l’eco meneghelliano nelle nostre teste. Di’ solo una parola e io sarò salvato. Amen.

CONCLUSIONI SPANNOVENETE

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«In principio era l’acqua, ora non più» – qui tutta la nostra lunga battaglia contro i PFAS. Foto dalla Marcia dei Pfiori 2016. Criminale è chi ha avvelenato i nostri figli. E chi lo ha permesso. Nessun perdono.

Pur amandolo, e forse proprio per questo sentimento, mi vergogno di questo Veneto. Spero in qualcos’altro. Per questo domenica 22 ottobre dirò NO. Il tempo delle autonomie non deve essere dato in mano a questi balordi. Quando la lega non sarà più Lega, quando l’autonomia non sarà più una secessione di Popolo. Quando i veneti apriranno gli occhi – non solo con le analisi del sangue contaminato in mano – sorgerà un nuovo mondo. Un nuovo Veneto. In parte sta già capitando con la rivolta dei PFAS. Ma forse anche no. Non so se riuscirò a vederlo. Sia per l’età, asincrona con la sonnolenza imperante. Sia perché non è degno di un padre, di una madre, dare acqua avvelenata ai propri figli e sto sinceramente pensando di andare a cercare acqua pulita, autonomia, in qualche altro territorio. Meno ipocrita e falso di questo Veneto.

Vai a quel paese, spannoveneto di uno Zaia e di chi ti vorrà seguire.
Io, NO.

Non è il mio.

a.p.
Montecchio Maggiore, 16 ottobre 2017.

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NOTE E APPROFONDIMENTI

Nota 1 sui Personaggi della Commedia Veneta.
Artisticamente parlando, con la forza ironica del dialetto, in vista della futura opera GLI SPANNOVENETI, queste sono le “nominesion”. Per le STRASSE sono gli “straccioni” come Jacopo Bulgarini D’Elci e il Sindaco Gentilin che chiamano criminali o terroristi i cittadini attivi che si impegnano per l’UNESCO o contro i PFAS; per gli OSSI sono i “politici del calibro” della Moretti e di Zaia, che non hanno carne, neppure verdura, ossia argomenti, ma solo “comunicasion”; per il FEROVECIO sono “ciofeche” (termine meridionale usato dai leghisti meridionalisti salviniani) come Variati e il suo vecchio amico Galan. Tutto ciò fa un Veneto a spanne, come giustamente sottolineato dal governatore Zaia che ha inventato questo nuovo termine per tutelare la salute dei cittadini. Fisserò i limiti dei PFAS “spannograficamente“! Ma ci pensate? Ciò dimostra non tanto di meritarsi – nella futura Commedia – la parte del lazzarone, come lui definisce con termine moderati i terroristi dell’acqua, ma del “ciarlatano”. Il non plus ultra dei pressapochisti. Un ciarlatano che doveva inventarsi qualcosa per alzare le spanne del consenso. Un referendum manus manum lavat (così in latino… l’origine spannoveneta del dire), dove tutti gli yesman sono d’accordo, molti avveduti si astengono, e qualche contrario dirà no. Un forte NO. In tre parole didascaliche: TENETEVELO QUESTO VENETO. Ridatemi quello del libro che tengo in mano. I veneti, con la v minuscola, quelli veri, autentici. Fatti di terra. Da questa l’esigenza di scrivere una commedia dell’arte con selezionati metaforici personaggi. Per ricacciarli nel “luame” da dove son venuti. Questo, in sintesi, il canovaccio. Dimenticavo il sottotitolo: «Dai paleoveneti agli spannoveneti, storia dei PFAS». Di che miserie ci tocca scrivere, noi contemporanei.

Nota 2, veneta, sull’autore, veneto.
Per caso, sono nato in Veneto. Nel 1967. Ci vivo da 50 anni. Sono figlio di genitori “veneti”. Da parte di padre, veneto-veneto, da innumerevoli generazioni; da parte di madre, veneto-triveneto, perché il mio trisavolo scendeva dai monti della Valsugana, dal Tesino, dal Trentino dove si parla un simil-veneto. Parlo il dialetto come l’italiano, talmente bene da essere stato amico di Meneghello, il quale era innamorato dei fonemi/lemmi arcaici di mia moglie, pure lei veneta-veneta. Veniamo da famiglie di contadini, che si sono fatti operai, artigiani, perfino imprenditori. Di professione faccio molte cose, tra cui l’editore, il libraio, il regista culturale, con grande attinenza alla cura del territorio. Ho studiato con buoni risultati nel migliore e primo Istituto Tecnico Statale italiano, L’ITIS A. Rossi di Vicenza, frequentando, per meriti e scelte non volute, la prima classe italiana sperimentale di robotica. Lavorando fin da giovane nella piccola fabbrica di mio padre, sporcandomi le mani, ho imparato i lavori tipici del boom economico degli anni 80. Con distacco critico e ferrea autodisciplina, mi sono laureato col massimo dei voti in una delle migliori università italiane, ai tempi in cui non erano state devastate dalle riforme spannografiche, l’Università di Padova. Sempre in Veneto. Perciò, se parlo, parlo a ragion veduta, dopo aver toccato con mano, respirato, bevuto, inalato, i disastri della Regione. Ho studiato, camminato e scalato molto e conosco bene quasi tutte le montagne del Veneto, le sue valli, le sue genti, le tradizioni, di cui sono stato editore e divulgatore. Le montagne – i territori non omologati – sono i luoghi di resistenza del mondo. Non le spanne da manicure dei p.r. alla Zaia e alla Moretti. La geografia culturale – la fisica del territorio, la sua cultura – è il mio pane, prima di tutto il resto. Il resto – le parole vuote alla Variati-Bulgarini e dei finti veneti veteropadani – sono cianfrusaglie. Bigati. Sono stato “giovane” amico e ho visto morire un dispatriato come Meneghello, un disperato come Mario Rigoni Stern e sono “vecchio” amico dell’ultimo grande maestro che abbiamo in Veneto, Bepi De Marzi, che si sente sconfitto e amareggiato. Ho steso questo scritto perché amo di più il Veneto di tutti i “paraculati” che ci governano e che oggi chiedono l’autonomia. Se ciò può bastare, mi fermo.

Nota 3 sui soldi continuamente intascati dai veneti-Veneti.
Molti sono i soldi intascati dai Veneti con la V maiuscola, sia illegalmente, come molto si sa, sia legalmente, come poco si sa, nei dettagli. Utile a riguardo questa breve rassegna stampa sui vitalizi della Regione Veneto. Se ci fosse un po’ di decenza politica – che non c’è – qualcuno da questa lista si sarebbe sottratto o avrebbe fatto in modo che scomparisse. E invece c’è. Noxa caput sequitur.

IL MATTINO >> http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2017/04/27/news/regione-veneto-i-titolari-dei-vitalizi-non-mollano-un-euro-1.15259261

VICENZA PIU’ >> http://www.vicenzapiu.com/leggi/i-vitalizi-degli-ex-consiglieri-regionali-resistono-a-riforme-e-referendum-i-24-vicentini-della-casta-veneta-ci-sono-anche-gli-oltre-3-mila-euro-di-achille-variati-e-lia-sartori

CORRIERE DEL VENETO >> http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2014/9-agosto-2014/dai-fratelli-cacciari-gobbo-galan-ma-anche-meteore-vedove-ex-223712553478.shtml

VVOX >> http://www.vvox.it/2014/12/17/regione-taglio-vitalizi-ex-consiglieri/

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Teatro Comunale di Lonigo, 1° ottobre 2017. LA FORZA DEL DIRITTO. La testimonianza americana.
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Teatro Comunale di Lonigo, 1° ottobre 2017. LA FORZA DEL DIRITTO. La testimonianza americana.

23 Comments

  1. Ciao Alberto, interessante articolo. Non fai riferimento al quorum di partecipazione al referendum consultivo, che di per sè è ridicolo specialmente per un consulto. In presenza di un quorum al 50% solitamente chi sostiene il no si astiene perché, purtroppo, un solo no può vanificare milioni di Sì. Personalmente mi asterro’ anche per i motivi che citi. Piuttosto dovremmo chiedere l’abolizione del quorum negli strumenti di democrazia diretta.
    Probabilmente se non ci fosse stato il quorum mi sarei astenuto comunque da questa marchetta elettorale che ha il solo fine utile di dare una mano di colore fresco ai partiti che la sostengono. Astenermi è l’unico modo di preservare la mia dignità personale in questo referendum-truffa.

  2. Grazie Alberto della tua chiarezza espositiva, della ricchezza di contenuti, del tuo pensiero sempre originale.
    Io credo sia giusto andare a votare, e io andrò a votare.
    Non si tratta di un voto identitario, quello lasciamolo alla propaganda, ma di un voto che deve parlare ai territori come stai facendo tu sostenendo l’impegno del voto, senza ipocrisia e senza ideologia.
    Anche io sono veneto da generazioni e mi sento deluso, ma credo serva sempre ripartire da questa terra generosa, almeno una volta, di bellezza, di paesaggio, di arte, di determinazione, di fatica, di silenzio.
    Altri sono gli smarriti.
    Vittorio Giacomin

  3. RIportiamo anche questo commento scritto da Alberto sul dibattito in corso su FB:

    +++
    Sia chiara una cosa. Sul QUORUM e sull’ASTENSIONE. L’importante è NON VOTARE SÌ. Ci saranno persone che andranno a votare per principio. Ad esse bisogna offire argomenti. Questo è lo scopo dello scritto. Offrire argomenti per smascherare coloro che ci stanno prendendo in giro. Talmente tanto che pure il QUORUM non ha nessun valore giuridico, né operativo, ma solo mediatico. Bisogna smascherare anche questo. Incollo sotto la mia risposta al giornalista Carlo Savegnago e all’amico Fabio, che giustamente hanno sollevato il problema. Mi affido a loro perché sia fatta chiarezza anche su questo punto. Buona giornata.
    ++
    Capisco. Spero però che vi rendiate conto di quanto qua scritto:
    «[Il referendum, in quanto consultivo, non sarà giuridicamente vincolante; tuttavia] … ai sensi dell’articolo 27, comma 2, dello Statuto regionale, in caso di raggiungimento del quorum il consiglio regionale sarà tenuto ad esaminare l’argomento referendario entro novanta giorni dalla proclamazione dei risultati. In tale evenienza, se prevarranno i voti favorevoli, il presidente della giunta presenterà all’assemblea legislativa un programma di negoziati da condurre con l’esecutivo statale, unitamente a un disegno di legge che recepisca il percorso e i contenuti per il conseguimento dell’autonomia differenziata».

    Ovvero sia il quorum ha meno valore di un disegno di legge presentato per via ordinaria.
    Perciò, capisco il gioco mediatico di Zaia. Non sono così ingenuo. Anzi.
    Sarà compito nostro far valere nel conteggio della percentuale anche i pochi punti che diranno NO. Sono sempre una sottrazione al consenso e alla poltiglia mediatica che in parte è responsabile di questo Veneto inquinato e malavitoso.

    Il conteggio del NO – tenete conto che molti andranno a votare per principio – diventa qui una strada non trascurabile.

    Invito quei pochi giornalisti seri a sottolineare tutto questo. Grazie.
    ++
    +++
    qui la discussione

    1. Alberto, i No in un referendum con quorum vanno a sostenere i Sì. Cioè un No ha più valore se non viene espresso, purtroppo. A questo referendum-truffa consultivo, utile solo come inizio per la campagna elettorale, mi sarei astenuto comunque, perché poi dovrei accettarne l’esito. Ritengo inaccettabile il Referendum e mi astengo dal parteciparvi.

  4. Riportiamo qui anche uno dei commenti di approfondimento più interessanti del dibattito in rete:

    Lorenzo Menato
    Cari amici, la mia opinione coincide con quella di Alberto. L´unico voto che sia in grado di produrre un risultato é il NO.

    Provo a spiegarmi, riprendendo spunti da lui e sviluppandoli.

    Prima di tutto leggete. Informatevi. Copio e incollo solo uno dei tanti tantissimi articoli a riguardo. Brevi. Facili.

    http://www.ilpost.it/2017/10/16/guida-referendum-autonomia/

    Ció che esprimerete domenica non avrá alcun effetto sull´autonomia della vostra regione.

    I promotori del Referendum ed i loro sostenitori cioé ahimé TUTTI i partiti politici (inclusi quelli che dicono di non essere un partito…) vi chiedono di esprimere una opinione, ma non vi danno nessun potere in mano. Sará la loro totale discrezionalitá, come é stato finora, a decidere se, dopo il referendum, muoversi in qualche direzione oppure no. Non lo faranno. Non ne sono in grado.

    Ció che viene chiesto apertamente dagli amministratori attuali é un puro voto di LEGITTIMMAZIONE politica. Cioé vi si chiede se avete fiducia nel loro operato e se li sostente. Utilizzando lo specchietto per allodole dell´autonomia, ma non vincolandosi per esempio ad ottenerla! E nemmeno, se non marginalmente, ad azioni concrete da intraprendere in quella direzione. E´chiesto un voto che dia forza e potere solo ed esclusivamente a fini personali e di partito.

    Votando SI, si legittima politicamente l´operato di chi non solo non si occupa che marginalmente di autonomia regionale, pur avendone pieni poteri da molti anni, ma che oltretutto é coinvolto in TUTTI gli scandali presenti e passati contro i quali c´é chi tra di noi si batte ogni giorno sul territorio.

    Chi é sceso in piazza anche solo una volta negli ultimi decenni per opporsi allo stato delle cose, non puó LEGITTIMARE! Deve, se coerente e attento, cogliere l´occasione per DELEGITTIMARE. Ancora una volta e con maggiore forza proprio ora! Per votare NO.

    ***

    Tema astensione e quorum: purtroppo i furbi hanno giocato sporco.

    Vi siete chiesti perché il Consiglio Regionale del Veneto (dove siedono tutte le parti politiche, non solo Zaia) abbia deciso di introdurre il quorum? Il quorum non é richiesto per una consultazione priva di valore esecutivo. Tant´é che in Lombardia non c´é. Almeno in questo i cugini giocano una partita un po´ piú onesta.

    La frode é chiara. I governanti ed i loro finti oppositori hanno architettato un meccanismo che consente loro di ottenere la legittimazione del loro popolo di bauchi INDIPENDENTEMENTE dal risultato elettorale.

    I promotori del Referendum hanno infatti previsto due scenari che producono il medesimo risultato.

    Primo scenario. Se vincono i SI, i furbi si godranno il prevedibile quanto breve successo mediatico. Questo, non vincolandoli ad alcuna azione, verrá speso solo ed esclusivamente per rafforzare i proprio schieramenti politici in vista delle nomine alle prossime elezioni (giá in corso).

    Secondo scenario. Anche questo ampiamente previsto: la vittoria dellastensione. I furbi diranno che é andata male, ma che la loro buona fede e coerenza é salva. Rafforzeranno ugualmente i loro partiti e potranno opporsi con piú forza alle pesanti accuse che rivolgiamo loro costantemente su tutti i fronti che ben conoscete e che certificano quella che chiamiamo oramai l´EMERGENZA VENETO in Europa e non solo!

    Legittimare i furbi, con il SI o con l´astensione, produrrá un unico grave risultato: tutti i fronti di battaglia aperti (salute pubblica, legalitá, ecc.) subiranno un pesante ritardo. Proprio ora che l´attenzione é alta!

    L´unico voto serio, coerente, di denuncia e delegittimazione é un chiaro e semplice NO.

    Non abbiate paura di votare NO per il discorso del quorum. Vi ho spiegato che anche l´astensione produce legittimazione politica.

    Infine e ragionando per assurdo, se il quorum fosse raggiunto (anche grazie anche al vostro NO) e si arrivasse ad una vittoria dei SI poco male! Ci apettano semplicemente alcune settimane, ma forse pochi giorni, di populismo sfrenato e chiacchiere da bar senza fondamento su un´autonomia che questi signori qui non sanno nemmeno dove inizia e dove finisce. La Costituzione é loro malgrado una cosa seria. Cambiarla é ahimé cosa distante anni luce dalle capacitá di chi se ne riempie la bocca. E dico purtroppo. Perché di un serio movimento autonomista e riformatore avremmo immensamente bisogno!

    Spero di aver contribuito al dibattito. Un saluto.
    Guida completa ai referendum sull’autonomia – Il Post
    Si terranno in Lombardia e Veneto domenica prossima:…
    http://www.ilpost.it/2017/10/16/guida-referendum-autonomia/

  5. Condivido nulla di quanto Lei scrive, se non la passione per il territorio.
    Spiace che Lei distribuisca gratuitamente la patente di “scemi” a chi non la pensa come Lei.
    A me pare da “scemi” contrastare la prima grande occasione, in questa finta democrazia, di permettere alle persone di esprimere un orientamento sui diversi rapporti tra Stato e territori. Peccato, poi, che nella Sua violenta requisitoria contro il concetto di “popolo” non si sia occupato anche del cosiddetto popolo italiano e della Costituzione che lo riecheggia ovunque.
    Infine, pur capendo che sia impossibile, La inviterei ad occuparsi di PFAS – cosa che Lei fa molto bene e condivido – ma di lasciare ad altri la storia della Veneta Repubblica.
    La Sua analisi storica è superficiale e totalmente infondata, poggiante su giudizi sommari e decontestualizzati.
    Un arrogante tono liquidatorio di uno Stato ultramillenario che nessuno storico, nemmeno tra i detrattori, si è mai consentito.
    Cordiali saluti da Veneto a Veneto
    Alban D’Armer

  6. mi sono trovato a lungo a dibattere con i signori di più democrazia che volevano decidere tutto tramite referendum. ho anche compagni/amici di lunga data infognati nel pensiero del referendum de nella capacità del popolo di decidere senza essere informato. mi verrebbe spontanea un’offesa, non la scrivo ma potete immaginarla.

  7. Recuperiamo alcuni post su FB preferendum

    Post FB del 20 ottobre 2017 di Alberto Peruffo

    IL RISULTATO DEL REFERENDUM ANTICIPATO DAI VERSI DI PASCUTTO

    Ho suscitato un vespaio? Nelle quasi 4000 visite che ha avuto finora il mio intervento (che qui richiamo) e tra le centinaia di commenti nella rete, sembra di sì. Mi torna in mente una poesia di Romano Pascutto, poeta veneto-veneto, che sono subito andato a cercare. I suoi versi anticipano l’unico risultato certo di questo referendum di cui gli unici responsabili sono gli Spannoveneti che lo hanno indetto senza fare il loro dovere per cambiare lo Stato. Lo Stato italiano. Lo stato delle cose. Lo hanno solo peggiorato.

    I COPI

    I copi i se tien squasi par man
    come fradei, i se passa l’acqua,
    i se sapartisse el sol e le nuvoe
    e le nevegade che le pesa guaive.
    Semo manco de lori, copi sbaliadi
    che no se liga, i se urta e rompe
    senza rason, sora ‘na casa indove
    un sta in pase e l’altro in guera.

    ROMANO PASCUTTO
    tratto da L’acqua, la piera, la tera
    Marsilio Editore, Venezia, prima edizione dicembre 2000

    PS versi dedicati a Zaia e ai suoi compari della Lega, che al posto di creare solidarietà e unione nel Veneto, hanno creato divisione e inciviltà: copi sbaliadi che no se «liga», i se urta e rompe. ANCORA DI PIU’ CON QUESTO REFERENDUM. Fate un un salto indietro nel tempo, e domandatevi quando è iniziato questo declino. Era circa il 1985 quando nelle strade del Veneto apparivano i primi manifesti della Lega con scritto NEGRI. E intanto nelle concerie delle Valli del Chiampo e dell’Agno gli assumevano a fiotti, lasciando ai posteri quello che hanno lasciato. Mentre loro – gli Spannoveneti, i Veneti con la V maiuscola – si facevano le ville al mare, in campagna, in collina. Lasciando noi nel miasma. MIASMA. E facendo deragliare l’Italia, tutta. Perché sedevano in Parlamento. Ciofeche! (termine usato da leghisti meridionalisti inventati da Salvini: anche al Sud ora vogliono la propria parte. Di voto e di potere).

  8. Post FB della mattina del 22 ottobre 2017 di Alberto Peruffo

    *gli Spannoveneti
    SARA’ PO’ VERO
    [paré quasi scampai fora da copioni goldoniani]

    Go sognà la me Venessia
    che da un toco no vedevo:
    caminavo per le cale
    ma no le riconossevo;

    ogni piera gera smossa,
    i palassi scheletrii
    e le gondole somerse
    da la melma, dentro i rii;

    tuto el ciel gera coverto
    da ‘na nuvolassa nera
    che vegniva da nord-ovest…
    da la zona de Marghera;

    gran montagne de scoasse
    adornava ‘e fondamente;
    la cità che ricordavo…
    no me resta proprio gnente!

    Che tristesa! Caminando
    rivo drito in t’un campielo
    e, sentai, su do scalini
    co de sora un capitelo,

    vedo do veceti, bianchi,
    le ganasse un fià incavae:
    l’un co barba rissa e folta
    el ga un’aria patriarcae,

    l’altro, seco e picoleto,
    el ga un far da fureghin;
    i me vede, i s’alsa adasio
    e i se curva in un inchin.

    Cari veci pitoreschi
    dei campieli venessiani,
    (paré quasi scampai fora
    da copioni goldoniani)

    sù, vardé qua ‘sta Venessia
    che se inquina, che sprofonda,
    che inmarsisse e se scolora
    par el tempo e soto l’onda!

    Vu sé placidi, tranquili,
    rassegnai: ma finirà,
    co la vostra grigia vita
    anca questa mia cità?

    Qua me svegio, la ganassa
    sente un fià de sbighesin:
    xe na lagrima; sognando
    go insupà tuto ‘l cussin.

    //

    MARIO BAGAGIOLO
    La Poesia Veneta, Associazione Ciao Tosi, Venezia 2011.

    *questa notte – in preda al senso di colpa :-()-: per il mio scritto veneto-veneto – me so insognà de trovare i do tipi del Referendum, Zaia e Maroni, a 20 anni da questo 22 ottobre. Con le parole di un meraviglioso poeta veneto contemporaneo, Mario Bagagiolo. Qui il mio terribile scritto sugli Spannoveneti goldoniani >> https://goo.gl/xmhe1q

    1. qui trovi parecchio… https://casacibernetica.files.wordpress.com/2017/10/nota2.png

      subito dopo la laurea e pure durante, lavorato in fabbrica, fondato la piccola casa editrice Antersass, la rivista Intraisass (pionieristica nell’editoria digitale), curato molte altre regie culturali e progetti legati all’esplorazione geografica e delle montagne, pubblicato i primi documentari di etnografia con il Museo di San Michele all’Adige, fino all’apertura della libreria La Casa di Giovanni

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