Riportiamo sotto gli ultimi fatti PFAS nelle parole di AP sui social. In calce le foto dell’azione delle CLIMATE DEFENSE UNITS di martedì 31 ottobre.
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IL GONFALONE DEL PERDONO
post del 7 ottobre 2017
Userò parole soffici.
Il Sindaco Restello è un uomo da aiutare, fragile, e in questo frangente, io credo, un po’ pericoloso. Immagino non sia facile gestire l’emergenza PFAS. E che non voglia imitare le procedure, a spanne, del suo Governatore. Tant’è. Ma domenica sta facendo confluire nella “grande manifestazione” tutti. Anche chi potrebbe creare qualche disagio tra la folla e che sarebbe opportuno stesse a casa. Come possiamo dimenticare questi fatti:
1. L’acqua oligominerale di Gentilin e di molti altri sindaci negazionisti. Questo l’abbiamo già sottolineato.
2. L’occultamento della relazione di Mantoan da parte di Bottacin e Coletto, e relativa “lite” sceneggiata con Zaia, in data 18 gennaio 2017 (v. link sotto).
3. L’approvazione dell’impianto di Cogenerazione della Miteni da parte sempre degli stessi (ricordiamo che è Variati responsabile dell’AIA), in data 11 luglio 2017 (v. https://goo.gl/pjd1fw).
Fatti recentissimi. Già cancellati dalle vostre memorie?
Se questi signori ci saranno, è meglio che stiano civilmente isolati. Dovranno rispondere alle domande che suggerivo nel precedente post. Inoltre, simbolicamente parlando (la Marcia dei Pfiori fu una marcia fortemente simbolica), credo inopportuno per non alterare la dignità e la forza dei simboli avere il Gonfalone di una Regione dove sono stati avvelenati i propri figli per negligenze precauzionali degli amministratori, oltre che per gli sversamenti degli inquinatori, questi ultimi ancora a piede libero e ricogenerati dai primi. Il nuovo impianto citato sopra è un fatto inqualificabile in situazione di emergenza e – ancora una volta – contro ogni principio di precauzione. Constatazione curiosa e paradossale: chi inquina ha il via libera spesso da chi ci amministra.
Sembra che l’obiettivo di questi signori – confusi, diluiti – sia arrivare davanti alla Madonna di Lonigo per essere perdonati dalla “meditazione” finale del Vescovo.
Tutti, senza distinzione. Come qualcuno ha scritto.
Mi ricorda molto il Fratta-Gorzone, nel punto dove sgorga il Collettore Arica, subito diluito dal Canale LEB.
Tutti uniti verso il mare.
Non è questo il modo per cambiare il corso delle cose.
E meno che meno il corso.
Dell’acqua.
Pensateci.
[Galleria della Marcia dei Diecimila di Lonigo, 8 ottobre 2018. Tutte le autorità sono state tenute distanti dal palco e posizionate nell’ultima linea]
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ACQUA REFERENDARIA
post del 19 ottobre 2017
Tenete bene a mente questo termine, sillabandolo.
Re-fe-ren-da-ria.
Bisogna dire che i Veneti, quelli con la V maiuscola, sono davvero creativi.
Dell’Acqua ha pure il cognome giusto. Ha fatto il miracolo. PFAS ZERO nella zona rossa.
Bene. Mi domando se c’è stata l’intercessione del Vescovo per arrivare ad avere questa acqua benedetta, che ci libera dai peccati del mondo. Anzi, che libera i peccati DAL mondo.
Peccato, altra parola democristiana… peccato che avvenga solo per la zona rossa. E la zona arancione continui ad avere il suo liquame quotidiano. Peccato che tutto ciò avvenga la settimana del referendum. Peccato che tutto ciò sia spinto a campagna stampa da coloro che hanno in mente solo l’esito del consenso elettorale. Peccato che tutto ciò sia stato fatto fuori tempo e fuori luogo. Peccato che sia solo un’acqua re-fe-ren-da-ria. Un’acqua “convocatio ad referendum”. Convocata per riferire. Per riferire che cosa sono coloro che la acclamano. Dei peccatori? Effettivamente la serie di peccati è notevole. Una serie di peccati che dovrebbe concludersi con la formula – ovviamente in prescrizione – LIBERA NOS A MALO.
Liberaci dal male? No, no. Non quella del Padre Nostro! Ma la formula meneghelliana. «Libera nos a Malo… Ma anca a Montecio, Creaso, Suiso»… e compagnia bella direbbe il nostro caro amico Diego Meggiolaro, l’alfiere della zona arancione.
Buon referendum, anche a chi ha censurato il mio scritto, che cmq ha rotto gli argini, e forse anche qualcos’altro. >> https://goo.gl/xmhe1q
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DA OGGI SI CAMBIA MARCIA. E COMPAGNIA.
post del 24 ottobre 2017
[lettura – lunga, ma necessaria, con chiusura cacofonica – del referendum]
Ma quali periferie? Ma quale Veneto profondo? Superficie! Superficie e villette a schiere sono la parola d’ordine. Villette o menti – cervelli, a schiera – cambia poco. Mi sembra che nel suo articolo Alessio Mannino [https://goo.gl/eug4Si] abbia preso questa volta un mezzo granchio, pescando nella melma della provincia vicentina. Un granchio sociologico. Forse proprio perché non ci vive come ci vivo io. I Comuni che hanno tirato le fila di questo plebiscito sono proprio i Comuni della Valle dell’Agno e di zone non depresse della provincia, che non sono la periferia del mondo – a-cosmopolita – ma il cuore del Veneto inquinatore e produttivo che esporta in tutto il mondo, anche i rifiuti, lo stesso Veneto maestro di superficie che più di ogni altro ha insabbiato – in “profondità”, qui la parola è pertinente – la poltiglia su cui vive.
Attenzione, Arzignano – con la sua acqua oligominerale propagandata dal Giornale di Vicenza – tira le fila tra i grandi comuni del vicentino. Esso è il Comune che detiene o deteneva uno dei più alti tassi di risparmio pro capite in Italia, insieme a Montecchio. Altro che periferia! Altro che non aver capito questa inoppugnabile realtà identitaria fatta di “lavoro” e di chiusura sul “proprio territorio” (qui dice bene Mannino), fino al suicidio. È proprio perché contrastiamo (comprendendola!) questa misera identità di Veneto lavoratore ed egoista fino al suicidio – fino a chiudere gli occhi di fronte all’evidenza, ai PFAS, il naso ai mefitici odori che noi, gente di periferia, ogni giorno sentiamo – che io e altri abbiamo detto NO. Passate davanti alle Concerie Mastrotto, vicino alla Miteni, di lato alla Poscola massacrata dalla Pedemontana, il sabato sera, e aprite le narici, Veneti fiscoautonomisti, giornalisti e fintosocialisti! Uscite dagli uffici e scendete dalle bucoliche colline. Passate respirando a pieni polmoni nella zona tra Montorso e Zermeghedo, il top del referendum insieme alle colline di Nogarole e Crespadoro, dove ci sono le villette dei conciari o dei capetti. Io contrasto questa identità. Non certo non la comprendo. Vorrei che si aprissero gli occhi e non ci si tappasse il naso. Le identità sono in movimento, e se nascondono feccia, nascondono feccia. E se volete tenervela, tenetevela, senza passare “superficialmente” le colpe a una classe dirigente inetta e spendacciona. Chi l’ha creata? Gesù Cristo? O questo popolo servo delle sue peggiori mestizie? Il popolo tanto osannato negli articoli di molti, troppi, analisti politici. Questo popolo mesto esiste ed ognuno è libero di decidere o no se farne parte. Mi ricorda il popolo fascista. Anche là si poteva decidere di essere popolo – quel Popolo – o non esserlo. Per fortuna ci sono anche altri generi di popoli, meno beoti, meno fascisti, meno servi. Delle peggiori mestizie.
Chi – come Pietro Gervasio e altri validi compagni di battaglia sul fronte NO PFAS – dice che i NO servono a nulla (non sono 2000, ma 43.880), fa un altro errore. Quei NO sono gli anticorpi più forti di questa società, più forti di quelli che si sono astenuti per ovvia ma FALLIMENTARE strategia di bloccare i SÌ di questa identità veneta che ha portato a quello che siamo, ma che si sa, sono la maggioranza, altrimenti non avremmo i PFAS e Pedemontane varie. Cosa vi aspettavate astensionisti? Che il Veneto zaiano e spannografico cambiasse identità di fronte a una domanda così “scontata”, di mercato, che pure i Berti e le Puppato di turno hanno fatto sue? Veneti più dei Veneti. E perfino i Nuovi Veneti, che saranno stati foraggiati o minacciati da qualche imprenditore per conservare il posto di lavoro. Solo quando quei NO travolgeranno i SÌ ci sarà rivoluzione sociale. Per questo il NO avrebbe avuto più forza dell’astensione. Per aumentare l’onda inequivocabile. Ma finché ci saranno e saranno pochi, abbiate cura di quei NO. Perché essi rappresentano la critica più radicale. Più forte dell’astensionismo strategico, che doveva fare i conti non solo con l’astensionismo cronico di sfiducia, ma pure con l’astensionismo di facciata. Che purtroppo ha portato al fallimento. Perché? Perché ha intaccato la forza e la credibilità di chi strategicamente si è voluto astenere. Perché nell’astensionismo c’erano dei “microbi”. PD od ex filorenziani o qualcosa di non ben identificabile. Veri e propri fintosocialdemocratici. Accompagnati da plutocrati e sciatteria varia. Per restare nella metafora immunologica, gli stessi microbi – dello stesso ceppo – che c’erano nel sì. Moretti, D’Elci, Marzotto – la compagnia della bellezza e del sorriso tardodemocristiano (potrebbero fare un partito, molto credibile, con questo concept) – vi ricordano qualcosa? C’è pure qualche giornalista che confonde questi signori ben vestiti con l’elite produttiva del Veneto, “urbanizzata”. Con i seri dirigenti d’azienda che lavorano e che si fanno il mazzo sulla propria partita IVA. Nelle periferie del mondo.
Benedetto il mio NO di fronte a questa compagnia.
Il referendum ci ha fatto tuttavia un favore in via superficiale. Da ieri 23 ottobre le forze che vogliono contrastare lo schifo di Veneto che ci troviamo tra le mani sapranno a chi dare la mano, con chi lavorare insieme. Quando qualcuno mi chiederà di PFAS, di cosa fare, di come contrastare, da che medico andare, dove fare le analisi, gli chiederò se ha votato SÌ. Quando qualcuno vedrà qualche vicino morire, ammalarsi di tumore, o passerà davanti alla devastazione in atto o ad altre nefandezze, anche se non ha responsabilità prossime, ma remote, dalla Pedemontana alle Valdastico e Tav in arrivo, dovrà chiedersi perché ha detto SÌ.
Con tanto di certificato.
Il referendum implica una responsabilità effimera, di poche ore. Ma sempre una responsabilità, che se sbagliata nel farla pesare, senza argomenti e conseguenze a quel misero segno su carta – rispetto agli anni di impegno di un attivista – da oggi non permette perdono. Almeno da me e dai miei compagni. Che non siamo preti. Io perdono solo chi sa argomentare. Per gli altri, quel SÌ vi ha segnato. Ai tempi del fascismo accadde una cosa simile. Oggi il fascismo è diverso, fascia con altri modi le menti delle persone, è un fascismo economico (lo scrissi 10 anni fa, in occasione della nuova base militare di Vicenza, voluta da Zonin e dalla Confindustria in primis), dove il male viene inoculato come un vaccino fin dalla nascita. Di questo dovete ringraziare – lo si sa – la chiesa cattolica e le banche zoniniane. Qua, nel Veneto detto “profondo”, sigh, prima ancora di imparare a scrivere e a parlare, si impara a “surfare” in banca per aprire conti e firmare mutui. Altro che divisione – come qualche giornalista ha commentato – tra elite e popolo. Entra in una banca e resterai illuminato. Da giovane – per laurearmi con valore aggiunto – feci un esame di etologia. Mi torna sempre utile. Qui sono tutti uguali, della stessa pasta. E hanno votato in massa SÌ, nonostante il fetore sotto il naso. Il cibo per la pancia entra lo stesso. Konrad Lorenz.
Così ieri – la provvidenza mi aiuta sempre, pur non invocandola mai – per rispettare le tradizioni del mio paese – la Cresima – sono andato a portare mio figlio all’incontro di “ritiro spirituale”. Alla mattina hanno giocato ad una specie di risiko con i carrarmati come simbolo (con i carri armati!). Per imparare le dinamiche di gruppo. Il parroco l’ha pure ripetuto durante la messa, spiegando il significato un po’ strano – a spanne – di questi carri armati. Boh, mi pareva di sognare. A spanne molto-molto larghe.
Cosa aggiungere? Ho avuto una conferma. Un’evidenza scientifica. Tenetevelo questo Veneto. Io no. Cercherò di cambiarlo. Come ho sempre fatto. Con solidi e terribili argomenti. O me ne andrò. Non si può vivere e dar da vivere in quest’aria malsana. Dove il Direttore del Giornale più letto della provincia – esperto di pallone – apre la sua analisi politica di oggi con le parole «nella partita per l’autonomia»; ovviamente di calcio, nel suo immaginario; e chiude con «i cittadini hanno fatto pace col diritto di voto». Amen. Il lessico è la chiave del mondo. Cosa aggiungere? Pensateci voi. Nel frattempo, ringraziate coloro che hanno il coraggio di dire NO in modo forte e chiaro, altrimenti oggi sareste ancora a bere acqua di merda piena di PFAS.
Piena di merda. Non mi risparmio sul lessico. Anzi, la bevete lo stesso. Anche i giornalisti. Solo che è filtrata.
Un caro saluto.
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INDOMESTICI!
CLIMATE DEFENSE UNITS BLOCCANO LA MITENI
post del 31 ottobre 2017
Ore 7.30 – 11 Trissino.
Non ha più senso parlare di lotta di classe. Ma di lotta di sistema.
Non ha più senso parlare di lotta tra classi di umani quando tutti gli umani vivono addomesticati nelle città, nei grandi o piccoli centri urbani, nelle comodità delle loro case o dei loro giardini, e tutti aspirano al vertice dello stesso sistema. O a non essere disturbati e a vivere nelle retrovie, vendendo la propria anima, pur di stare tranquilli, sicuri, nutriti, serviti. Con la possibilità di salire o scendere in questa cieca scala sociale dei divertimenti. O degli spaesamenti.
Questo senso di spaesamento l’ho notato oggi vedendo una parte degli operai/impiegati/dirigenti della MITENI fermi nelle retrovie. Alcuni di loro hanno insultato o deriso gli attivisti. Dalle retrovie. Senza rendersi conto di essere, nella derisione e nell’insulto, nel produrre sempre e comunque, sotterrando le proprie responsabilità, complici di questo sistema. Che addomestica e che rinchiude nel proprio giardino. Nella propria fabbrica. Nella propria singola vita.
Gli umani, spaesati? Non solo. Peggio. “Addomesticati”! Sì, perché resi troppo domestici, “dominati”, succubi del dominus di turno, che può essere addirittura un se stesso, infilato nella domus, nella casa sicura, a cui puoi dare di tutto, perfino acqua contaminata, acqua chimicamente lercia, ma filtrata: l’importante è che dietro ad essa ci sia una parvenza di benessere, una parvenza che può nascondere anche i misfatti più criminali, come l’avvelenamento delle risorse primarie che sono patrimonio di tutti, anche di chi non approva questa sistema. Generazioni future comprese. Figli dei poliziotti e degli operai compresi. O di altri esseri viventi, siano essi animali, vegetali o quella parte di umanità che ha deciso di uscire da questo sporco gioco, da questo SISTEMA che ha messo l’uomo sopra a tutto e sopra a tutti. Senza limite. Senza limiti.
Oggi, con questa azione simbolica e fisica allo stesso tempo, gli “animali”, la parte dell’uomo più INDOMESTICA, ha deciso di ribaltare le condizioni della lotta e farla diventare non più una lotta di classe ma una lotta di sistema. Contro la parte peggiore dell’uomo, che non ha classe. Ma che è un sistema. Perché tutti ci sono dentro. Noi dobbiamo fermare tutto ciò. Tutto ciò che sta uccidendo il pianeta. C’è necessità di un default. Anche economico, per fermare queste produzioni di morte.
Perciò tutto il mio appoggio alle CLIMATE DEFENSE UNITS, questo nuovo straordinario movimento con alleanze internazionali nato per fermare le nefandezze dell’uomo che stanno portando alla morte climatica il nostro pianeta. Alla morte ambientale. Che ha deciso di manifestare qui e tra qualche giorno a Bonn, in Germania. Perché qui? Perché il caso dei PFAS è uno dei più grandi disastri ambientali mai avvenuto in Europa. Che ha le sue radici in Germania. Che solo la dilazione e la rilassatezza della politica non ha ancora reso un crimine. Mi rivolgo soprattutto al Ministro Galletti. E agli assessori della Regione Veneto che tra il 2016 e il 2017 hanno insabbiato i documenti del Dott. Mantoan.
Perciò tutto il mio appoggio per la forza simbolica di questa azione che vuole portare a dei risultati concreti e non più derogabili:
1. Il sequestro cautelativo immediato dei beni dei proprietari della MITENI.
2. L’obbligo alla bonifica del sito fino alla chiusura totale degli impianti.
3. La presa in cura degli operai della fabbrica, con un piano di ricollocamento presso le aziende sane del territorio e nei lavori di bonifica dello stesso sito per coloro che possono farlo, in situazione di rigoroso controllo e sicurezza della salute. Il pre-pensionamento per i più contaminati.
Questa è la prima azione di blocco non-violento della MITENI, ferma, rigorosa, intransigente, pacifica, gandhiana, animalista, a cui seguiranno molte altre: questo mi hanno confidato gli Angry Animals. E giungeranno da tutta Europa. Non se ne può più di questa ridicola situazione messa in opera dalla Regione Veneto, dai Ministeri dello Stato Italiano, che ostacolano o deviano la Procura di Vicenza. Non se ne può più. Oggi, infatti, se Ministero e Regione avessero fatto il loro dovere ponendo i giusti limiti dei PFAS nelle acque profonde di falda e consegnato le analisi degli alimenti, la Polizia sarebbe qui, mandati dalla Procura, non per “sgomberare” gli attivisti, ma per arrestare i responsabili dell’inquinamento. Questo ho detto ad alta voce alla Polizia, al termine dello sgombero.
Appena sono arrivato sul posto, questa mattina, e ho visto lo striscione delle CLIMATE DEFENSE UNITS con scritto “cambiare il SISTEMA non il clima”, ho fatto questa serie di pensieri, scritti sopra.
Certo, ribalteremo il sistema. E inizieremo dalla MITENI. Dalle sue connessioni.
Presto faremo una riunione generale di tutte le forze NO PFAS che vogliono la chiusura coordinata della MITENI e l’acqua libera dai PFAS. Che la vogliono per sempre. Non solo il giorno prima del referendum. Non solo mediante l’inutile aferesi del sangue, che a nulla serve se si continua a ingoiare letame.
Letame chimico che esce dalle terre sopra cui oggi abbiamo manifestato.
ap
Galleria fotografica di Alberto Massignan.

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