ASTRAZIONE OGGETTIVA | ADAC MART | Nuova Galleria Civica MM

Nuova Galleria Civica Montecchio Maggiore | Inaugurazione 21 maggio ore 18.
Esposizione aperta fino al 26 giugno 2016.
astrazione oggettiva 000Straordinario appuntamento voluto dal Prof. Giuliano Menato in collaborazione con l’Archivio trentino Documentazione Artisti Contemporanei al Mart. Riportiamo sotto i testi di presentazione della mostra, sottolineando l’indomita forza culturale del Professore, che nonostante le difficili condizioni in cui è costretto ad agire, riesce ancora una volta a portare a Montecchio e nelle Valli dell’Agno e del Chiampo i più grandi artisti nazionali nel campo della pittura.

La mostra è stata ospitata recentemente a Londra, presso la Estorick Collection of modern italian art.

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Da Trento a Montecchio la mostra di Astrazione Oggettiva

La Nuova Galleria Civica di Montecchio Maggiore ospita in forma ridotta ma in uno spazio adeguato la mostra che la Galleria Civica di Trento/MART ha dedicato l’anno scorso ai pittori trentini di Astrazione Oggettiva. Una rassegna di grande respiro, quella di Trento, per il numero e la qualità delle opere esposte, e per i contributi critici rivolti all’importante movimento artistico. Nato nel 1976, esso ha animato il dibattito sulla pittura in un momento cruciale della storia del Novecento per il prevalere di espressioni concettuali e comportamentistiche che hanno favorito, per reazione, la ripresa di una figurazione regressiva, indifferente ai processi di affinamento del mezzo espressivo.

Aldo Schmid, Luigi Senesi, Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini, Giorgio Wenter Marini, richiamandosi ai principi dell’astrattismo storico, hanno svolto in libertà d’azione una ricerca analitica sul colore con risultati straordinari per rigore metodologico e perfezione esecutiva. Obiettivo comune era riportare l’attenzione sulla centralità dell’opera, su ciò che essa è come manufatto nato da un progetto che trova coerente sviluppo nelle strutture e nei codici della rappresentazione. La cosa da conoscere non è l’immagine ripresa dalla natura o rimossa dalla psiche ma creata nell’opera d’arte, nel rapporto tra questa e l’azione visiva attiva del riguardante. « L’oggetto estetico – leggiamo nel manifesto programmatico – si definisce come la conseguenza di un’operazione pratica e concettuale nella consapevolezza della pratica pittorica come lavoro, come intervento sulla materia nella prospettiva di una decifrazione continua del reale e del suo potere comunicativo e di un ampliamento dei modi di essere materialmente e intellettualmente dentro la realtà ».

La ripresa della mostra degli artisti trentini a Montecchio è motivata dal fatto che alcuni di loro erano noti ed apprezzati nel nostro territorio prima ancora di costituirsi in gruppo. I nomi più familiari erano quelli di Schmid e di Senesi – ispiratori e animatori del movimento –, che stupirono per la lucida determinazione con cui esploravano le potenzialità espressive del colore. Fummo tutti affascinati dalla spettacolare bellezza della loro rigorosa ricerca. Una luce aurorale, da primo mattino del mondo, pareva irradiarsi dai loro dipinti, mai vista così tersa e trasparente dai primordi del Rinascimento, quasi a significare il bisogno di una rigenerazione spirituale oltre che artistica.

La Galleria Civica di Valdagno, i Premi Trissino, le Biennali di San Martino di Lupari, Palazzo Pretorio di Cittadella ne accolsero fin da subito le opere, istituendo interessanti confronti con le maggiori espressioni dell’astrattismo italiano e straniero. Le collezioni del MART e le esposizioni che seguirono sono la prova del prestigio goduto da questi artisti, alcuni dei quali prematuramente scomparsi. Sorretti da un’incrollabile fede nel loro lavoro, pensavano che il metodo cartesiano della loro ricerca avrebbe contribuito a rendere più consapevole il riguardante e responsabile il cittadino. Ammirare oggi le loro opere, nella continuità di un impegno, è motivo per noi di rinnovato piacere e occasione per ribadire la perenne vitalità della creazione artistica.

Giuliano Menato

astrazione oggettiva 02

Schmid | Senesi | Cappelletti | Pellegrini | Mazzonelli | Wenter Marini

“L’arte dipinge se stessa”. Queste parole, espresse qualche anno fa da Mauro Cappelletti in una intervista a proposito della sua ricerca, riassumono molto bene l’esperienze del gruppo Astrazione Oggettiva. Nel 1976 Aldo Schmid, Luigi Senesi, Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini e Giuseppe Wenter Marini firmano, con un atto pubblico nella Biblioteca di Pergine Valsugana, un testo teorico che definisce, da quel momento, i criteri del loro fare pittura. La mostra “The Experience of Colour: Astrazione Oggettiva” inaugurata, poco prima di questo appuntamento a Montecchio Maggiore, alla Estorick Collection of modern italian art di Londra rappresenta un momento importante per ricordare come questa ricerca, pioniera nel panorama artistico italiano degli anni settanta e già allineata alle esperienze artistiche internazionali più sperimentali di quegli anni, trovi spunto dal rigore metodologico e dall’analisi teorica e scientifica del medium pittorico indagato, per la prima volta, dalle avanguardie storiche di primo novecento: dal futurismo all’astrattismo. I capolavori della Estorick Collection bene interpretano il ruolo di fulcro nevralgico di questo percorso narrativo. In particolare le tele la “Musica” (1911) di Luigi Russolo e il “Boulevard” (1910-1911) di Gino Severini nella loro scomposizione del colore diventano un esempio per gli artisti di Astrazione Oggettiva. Per i protagonisti delle prime avanguardie storiche, avidi di inserire sulla tela tutti gli aspetti della vita contemporanea, il pigmento è un organismo pulsante; è stimolo per esperienze percettive e sensoriali, dal suono al movimento. Per i protagonisti di oggi quello stesso studio sul colore è il centro del loro agire nella pratica artistica coniugando sapientemente l’aspetto razionale del pigmento alla sua essenza spirituale.

Giovanna Nicoletti

astrazione oggettiva 01

Chiudiamo con una considerazione-citazione tratta dal CS della mostra del Prof. Menato, classe 1939 (!), ancora in prima linea per la cultura di impegno, a livello nazionale, fondatore della prima CCC e da sempre nostro collaboratore e sostenitore (ricordiamo che la Libreria La Casa di Giovanni – nostra sede – è intitolata a suo padre, nonno di Alberto Peruffo):

« Chi apprezza e guarda la splendida armonia che governa la qualità di questi artisti è meglio disposto di altri a nutrire un ideale su cui costruire un’etica. Se la passione che li ha ispirati è amore per la verità, allora la loro opera è di per sé un’etica ».

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