MOVIMENTI TERRITORIALI (dis)UNITI | un passaggio a VICENZA | nuovo calendario presentazioni NTIP autunno

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Nuove presentazioni del libro Non torneranno i prati:
24 settembre – VICENZA CS BOCCIODROMO con Fridays For Future Vicenza
17 ottobre – SAREGO SALA CIVICA con Sarego Sostenibile e Mamme No Pfas Sarego
22 novembre – LONIGO AUDITORIUM VILLA SORANZO con CAI e Mamme No Pfas Lonigo

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L’UNITÀ DI UN MOVIMENTO, DI SINGOLE LOTTE COMUNI, PER QUANTO MOVIMENTO, PUÒ FAR NASCERE UNA MOLTITUDINE COERENTE, UN FATTO POLITICO

Partendo dal concetto che «l’unità delle lotte territoriali, senza distaccarle dalla loro specifica geografia, ambiente di origine, e quindi dalla natura dei luoghi, devastati spesso da grandi opere o altre violenze ambientali, lotte tutte accomunate dalla difesa dei beni comuni e dalla consapevolezza dei mali comuni, partendo dal concetto che tale unitarietà potrà creare un fatto politico, organico e organizzato, che vada oltre il concetto di singolo territorio, territori, e abbracci “terre intere”, o la “Terra stessa”» – Alberto Peruffo fa una piccola digressione prima di partecipare alla presentazione di Jacobin, la nuova rivista di politica nata in USA. «D’altra parte – racconta Alberto – come esistono gli Stati Uniti d’America (o d’Europa), non è detto che non possano nascere i Movimenti Territoriali Uniti del Veneto, d’Italia o d’Europa, che contrastino il liberismo statuale – la fissità dei poteri forti promossi da tutti i governi – tipico delle moderne e obsolete Nazioni, incancrenite dal debito “pubblico” e dalle dinamiche perverse dell’ipercapitalismo. Un fatto politico che potrebbe decidere di avere voce “politica”. Voce in capitolo. O nel capitolo che decide di ingaggiarsi. Mantenendo la propria magnifica alterità. Voce che dovrebbe iniziare a prendere corpo nel momento in cui, in Italia, le tre maggiori forze politiche – Lega/M5S/PD – alleandosi insieme reciprocamente e in tempi contigui, hanno bruciato ogni credibilità, ogni parvenza di coerenza, pur mantenendo il consenso. Dove? Presso l’opinione pubblica, la cartina di tornasole di ogni reale cambiamento, che nulla ha a che fare con la persuasione».

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Post pubblicato il 2 settembre 2019 su FB

MOVIMENTI TERRITORIALI
Questa sera – ore 21, c/o Fornaci Rosse – Vicenza – sono stato chiamato per confrontarmi con Lorenzo Zamponi, ricercatore in sociologia presso la Scuola Normale Superiore, redattore di Jacobin Italia, prima versione “estera” della rivista trimestrale fondata dal giornalista e politico statunitense, Bhaskar Sunkara, con sede a New York. «La rivista offre un punto di vista socialista e anticapitalista su politica, economia e cultura». Presenteremo il nuovo numero in uscita in questi giorni, dal titolo AMBIENTE. Lorenzo si occupa di movimenti sociali e partecipazione politica. Noi, con i miei compagni di #nontornerannoiprati sono, siamo attivi nelle lotte territoriali. Molte sono le porte che si possono aprire in questo dibattito, in una Vicenza segnata da grossi conflitti territoriali e omertà politiche sulle questioni fondamentali, come l’inquinamento diffuso e intollerabile. Dall’aria della città, alle acque del Retrone.

L’ambientalismo non ha ragione di essere se distaccato dai territori e dalla relativa geografia concreta. Politica e molto attivismo, sia verde, sia rosso, sia bianco (esiste pure questo), per troppo tempo hanno vissuto questo distacco. Dai territori e tra di loro. Lo stesso negazionismo climatico o di altra natura – vedi PFAS e basi militari – è legato a mandata stretta con le “grandi opere” territoriali, dove tutti i disastri confluiscono e si moltiplicano. Riporto a mo’ di esempio l’articolo di Wu Ming 1, apparso in questi giorni sulla versione digitale della rivista.

Una piccola riflessione, vivendo noi tra Marghera e Montecchio.
La chimica delle multinazionali è forse la più «grande opera» – globale – permanente, capillare, diffusa in ogni dove, su tutti i territori. La quale chimica, che spesso diventa del malaffare, con mille branchie, contribuisce in massimo grado alla crisi climatica. Il consumo di CO2 e di risorse per alimentare queste enormi industrie del consumo e della complementare compensazione (la cura, dopo averti imbottito, prima della morte), in mano alle multinazionali, è immenso e ha prodotto la crisi ambientale contemporanea.

Crisi, che non è più una semplice emergenza. Men che meno uno “stato di emergenza”. Una vera e propria crisi. Forse l’unica emergenza è lo Stato, la res-pubblica nazionale, zimbello delle plutocrazie. Stato che non regge più l’onda dei movimenti territoriali. I quali stanno capendo l’inganno che ci sta dietro al concetto di “pubblico” permanente e totalizzante – rappresentato dall’obsoleta forma “statuale”, chiusa e sovrana – dove si nascondono le politiche del “malaffare”, che si basano su un’alleanza strategica tra “pubblico” (la politica travestita da “comune”, come la conosciamo oggi, specie nel Veneto e in Italia) e privato (l’interesse dei singoli), per massacrare l’autentico “comune” (noi tutti). Il Project Financing che sta azzerando i nostri territori.

Movimenti territoriali forse ancora troppo disuniti e che bisogna fare diventare uniti.
Come una grande-contro-opera.
Più forte dell’obsolescenza non-pianificata della politica.
A stasera.

>> In questo numero di Jacobin cartaceo, molti articoli interessanti, dalle analisi su FFF Fridays for Future all’intervista a Jasson W. Moore, teorico del Capitalocene, solo per citare alcuni degli argomenti. Il resto lo troverete sul loro sito.

Il post con l’articolo di WU MING 1, linkato al sito di Jacobin Italia
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>> Link diretto all’articolo su Jacobin Italia > https://jacobinitalia.it/non-ce-lotta-al-negazionismo-climatico-senza-lotta-alle-grandi-opere/

La cover di Jacobin Italia n. 4 | AUTUNNO 2019
dal 19 settembre in libreria (e su ordinazione anche in edicola) 

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