«Oggi è più difficile vivere».
Con questa semplice, emblematica, frase, estratta dalla presentazione del progetto TIERRA SECA di Rocco Muraro Giraud, vi presentiamo lo straordinario viaggio che sta compiendo un nostro caro amico, catalano di nascita, ma veneto di origini, essendo uno dei nipoti della numerosa Famiglia Muraro della Città di Montecchio che ha già dato grandi prove di forze intellettuali e civili, a tutti i livelli. Un viaggio “straordinario” perché fuori dagli ordini stabiliti, pure del nostro immaginario, oppresso dalle restrizioni COVID emanate dagli oramai celebri e inquietanti DPCM – Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri – divenuti il contrario di ogni solida immaginazione. Di libertà.

Alberto Peruffo, che ci accompagnerà periodicamente alla scoperta dei vari episodi, ce lo presenta in questo modo:
«Il viaggio di Rocco Muraro è un viaggio di coraggio e civiltà ai tempi del Covid 19, nei mesi che ci vedono rinchiusi dentro a dei “confini sanitari” che rischiano di addormentare le nostre capacità di relazione e di confronto non tanto e non solo all’interno delle nostre piccole o grandi comunità, ma pure nei confronti delle altre parti del mondo che stanno vivendo la nostra stessa drammatica realtà.
Il rischio che tutti corriamo è l’isolamento cognitivo e immaginifico, non solo fisico. In parte molto simile a quello vissuto dai nostri ragazzi con il problema delle scuole chiuse. Un rischio tuttavia più pericoloso, perché per adulti. Soprattutto se consideriamo la prima politica, la reale vita intessuta di complesse relazioni sociali, che sorpassa e alimenta le parti in perenne lotta, a volte misera lotta, tra di loro.
Il confinamento sanitario nasconde infatti premesse sociali e ambientali che, per certi aspetti, sono le cause remote dei rischi pandemici contemporanei, come il cambiamento climatico e la devastazione ambientale dei territori di prossimità. Consideriamo ad esempio l’abbandono delle terre rurali un tempo fertili, soprattutto a scapito della vita “pigiata” nelle città, conglomerati sempre meno comunitari dominati dal profitto delle grandi imprese capitaliste nazionali e transnazionali, che estraggono non solo lavoro, ma pure risorse ambientali, degradando persone e ambiente in modo irreversibile, provocando crisi economiche e austerità a proprio piacimento, controllando i nostri gusti e direzionando le nostre scelte grazie alla pressione digitale, il “nuovo ambiente” contaminato/contaminante che ancora poco conosciamo e dove le armi di difesa non sono ancora così raffinate, quanto quelle di coloro che producono queste nuove tecnologie di massa.

Giornalista e sociologo, nato nel 1981 a Terrades, Catalogna, sul confine con la Francia, a vista dei Pirenei, Rocco ci porterà a vedere come si vive nella periferia del “nostro” impero, l’Impero Tardocapitalista d’Occidente (così io lo chiamo), attraversando le terre di una Penisola Iberica che più di ogni altra parte d’Europa rischia la desertificazione per la scarsità d’acqua, il bene primario più prezioso. Bene ora fatto oggetto di finanza dalla Borsa, o avvelenato nel suo profondo, come nel Veneto, da cui vi scrivo. Rocco ci mostrerà la difficoltà di vivere causate dalle crisi dei grandi mercati, testimoniando il disagio dei piccoli negozi di vicinato, l’abbandono delle Terre Alte, l’umanità degli emarginati e dei nuovi arrivati, per andare a concentrarsi sulle grandi urbanizzazioni che sono state una costante sociale del secolo scorso, a livello globale, divenendo accentratrici della “distrazione di massa”, del turismo e soprattutto della disperazione per trovare pane e lavoro. Si pensi alle grandi megalopoli dell’America Latina, dove Rocco ha vissuto e insegnato, come presso le favele di Manau o l’Università indigena del Venezuela.
Cosa ci riserverà quindi il futuro? Quali sono le esigenze, le aspettative, i sogni, i desideri degli abitanti delle periferie e dei centri cittadini, della gente comune, del popolo che si incrocia lungo la strada di una terra che si fa sempre più secca?
Confrontandoci con l’alterità (anche fono-linguistica, davvero affascinante, pure per chi conosce poco lo spagnolo e il catalano), quindi uscendo “culturalmente” dalle nostre case, soprattutto ora, in tempo di Covid, grazie al viaggio di giornalisti di frontiera coraggiosi, potremmo trovare le risposte e le soluzioni per tornare a vivere bene insieme. Come comunità. Rocco ha scelto la via della videoscrittura di strada per raccontarci quello che vede. La sua abilità narrativa e capacità di relazioni, di fare le domande giuste e di ascoltare, sono notevoli e assolutamente non comuni. E potrà aiutarci ad elaborare quelle risposte. Mi ricorda un Paolo Rumiz, che ha dimenticato la penna e ha portato con sé oralità e visione. Un paragone non da poco. Ma che faccio perché conosco bene Rumiz. Anche lui di passaggio in questo luogo magico che rimane la mia piccola libreria. Rocco è passato in questi giorni di inizio anno. Ora lo consegno a voi. Selezionate i sottotitoli in italiano. Non ve ne pentirete.
Y – para todos – que tengas un buen viaje!».
ap
Montecchio Maggiore
20 gennaio 2021

ANTERSASS CASA EDITRICE
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Alberto Peruffo, per CCC/Antersass Casa Editrice, presenterà i singoli episodi, che saranno rilanciati nelle sue reti con la periodicità di 15 giorni circa. Restate in contatto con i profili FB riportati sotto si quali saranno pubblicate le presentazioni per gli amici di lingua italiana.
Di seguito riportiamo periodicamente le brevi presentazioni degli episodi.
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9 settembre 2021
EPISODIO EXTRA
PFAS. EL DISASTRE INVISIBLE
Sbarca in Spagna. Grazie al “periodista” Rocco Muraro. Di origini italiane (venete), catalano di nascita e di vita.
Rocco, che sta girando la Peniscola Iberica con il progetto TIERRA SECA per raccontare la difficile epoca del Covid, raccogliendo le testimonianze di territori maltrattati che si fanno sempre più “secchi”, aridi… di umanità, arriva “inaspettatamente” in Veneto. Con il suo personalissimo stile. Povero di mezzi, ma riccho di pathos. Di «verità e menzogne». Pari pari. Una narrativa obiettiva. Che tocca temi irrisolti e/o insabbiati.
Ascolterete le testimonianze di molti protagonisti – volenti o nolenti – di questa triste storia, quella dei Pfas, tutta veneta. Riportiamo, come esemplare, solo una delle tanti frasi raccolte dal giornalista catalano, quella di una donna, di una mamma: «Sta di fatto che c’è stata un’azienda che ha commesso un crimine – perché è un crimine inquinare l’acqua – con il permesso delle Istituzioni, e con i nostri silenzi». Pensiamo possa sintetizzare tutto. O molto: una terra “secca” non solo di un’umanità – attenta e consapevole, umile e fraterna – ma anche di “verità”. Inaridita da narrazioni mistificatrici ripetute come fossero preghiere da recitare dai servitori della politica e delle loro chiese.
Da sottolineare l’ennesimo pesante e forse irreversibile scivolone del Commissario PFAS Nicola Dell’Acqua, dopo la brutta figura nel recente documentario RAI, «Il veleno nell’acqua» di Luisa Di Simone. Sappiamo che è stipendiato dalla Regione Veneto, ma ci domandiamo come riesca ancora oggi – dopo gli innumerevoli scivoloni e cambi di dirigenza a cui è stato sottoposto – a cantare le lodi di una Regione che è dovuta intervenire “per prima” non perché sia la migliore di tutte, ma perché “la più colpita al mondo”. La più colpita da un disastro invisibile “permesso” dai corresponsabili. E lo faccia con dichiarazioni che rinnovano la confusione, affermando di essere i primi a mettere il “limite zero” ai PFAS, mistificando il concetto stesso di limite davanti agli impianti di filtraggio degli acquedotti da cui noi tutti beviamo. Farlo oggi, a pochi giorni dalla nuova udienza in Tribunale, è un comportamento che riteniamo comprometta irrimediabilmente la stessa dignità del suo incarico istituzionale. Non solo la dignità della sua persona. Immaginiamo perché lo faccia, ma ci domandiamo come faccia a rinunciare e a ledere queste dignità. Plurali.
Il limite di cui parla è infatti la MISURA DELLA QUANTITÀ DI PERFORMANCE che si raggiunge mediante la filtrazione dell’acqua avvelenata, l’acqua potabile che finisce nei nostri rubinetti. Una misura valida solamente per l’ACQUA POTABILE, non per tutte le altre. Ed è SOLO un limite OPERATIVO. Non un limite NORMATIVO. Un limite operativo che delle acque irrigue e profonde se ne fa una beffa. Dei campi e degli alimenti se ne fa due. Dunque affermare “limite zero” in Veneto è una mezza verità, anzi 1/4 di verità, operativamente. Una falsità, normativamente.
Tali falsificazioni di concetto non produranno altro che generare rabbia e delusione tra la popolazione prossima al Processo in Corte d’Assise. Popolazione che stupida non è, e grazie alla cui forza si è giunti ai risultati odierni. Cittadinanze attive di cui non possiamo prevedere le mosse e le conseguenze di tali dichiarazioni, soprattuto oggi in epoca Covid e analisi PFAS negate. Trovarsi invece sempre davanti una Regione forzatamente “eccellente” che si lava la coscienza dicendo di essere “prima in tutto”, quando invece i fatti dicono il contrario – la bonifica Miteni resta ancora da fare, le analisi del sangue sono negate a chi le vuole fare, quelle degli alimenti sono rimaste “nascoste” e liberate dal TAR, nessuno ha ancora detto dove finiscono i PFAS estratti dai carboni – richiede un nostro deciso cambio di strategia. Altrimenti rischiamo il caos.
Queste persone e dirigenti qualunquisti vanno esautorati. Gentile Commissario Dell’Acqua, risponda a queste domande, prima di fare altre interviste imbarazzanti: «Dove state bruciando i reflui dei Carboni Attivi esausti che state usando in grandissima quantità? A Legnago, sempre in Veneto, sotto la vostra giurisdizione? O dove? E se li “bruciate”, o meglio, incenerite, a che temperature? Temperature sufficienti per termodistruggerli? O solo per farli ricadere al suolo in forma mutata? Pronti per essere ri-accolti nel nostro organismo? In altre parole, in questi anni – Lei e i suoi integerrimi controllori della Regione – quanti controlli specie-specifici avete fatto su questi “enormi” incenerimenti con cui alimentate le vostre eccellenze a PFAS zero? Zero?».
Non c’è altro da dire. Solo buona visione. E che i Noe stanno indagando.
4 settembre 2021
SETTIMO EPISODIO
«MI VERGOGNO PERCHÉ NON DOVREBBE ESSERE COSÌ»
Abbiamo aspettato tutta l’estate per riprendere il viaggio di Rocco Muraro. Volevamo prepararci per la sua venuta in Veneto, sconfinando dalla Spagna. Rocco è venuto. Ha raccolto ed ha elaborato nel suo stile inconfondibile. La settimana prossima – prima della ripresa del Processo Pfas Miteni – pubblicheremo il suo reportage girato nei nostri luoghi, colpiti dai PFAS. Ci spostiamo invece con questo nuovo episodio nelle terre desertiche della provincia di Almeria, in Andalusia. Guardando il video si resta senza dubbio colpiti per un altro clamoroso errore dell’uomo, partito con una “tecnologia” che fa danni irreversibili e da cui non riesce più a liberarsi, quella dell’uso della plastica per fare i tetti delle serre e le pacciamature degli orti. È davvero impressionante vedere le tonnellate di plastiche prima usate, poi lasciate a se stesse, quando non vengono riciclate. Un ambiente contaminato a vista d’occhio, ma anche fuori dalla percezione dell’occhio, non visibile, come per i PFAS, scoperto da scienziati italiani che si sono concentrati sulle microplastiche che finiscono poi inesorabilmente nel suolo e nelle acque sotterranee. A differenza dell’Italia, il sentimento di vergogna e di sconforto qui emerge con forza e disagio, forse perché la visibilità delle plastiche è inequivocabile. Forse anche solo per l’umiltà del lavoro e delle genti, costrette a strappare quel poco di buono da territori aridi. Da noi, invece, circondati da terre fertili e acque a volontà, accade che chi è consapevole e responsabile dell’inquinamento da PFAS, sostituisca il sentimento della vergogna con il sentimento dell’arroganza, dell’essere “primi in tutto”, insabbiando verità e umanità sull’altare dell’eccellenza. Dell’eccedenza umana. Crediamo comunque ancora per poco. Le narrazioni solide e contrarie stanno smantellando le narrazioni fragili e falsificatorie. Il Veneto inquinato dovrà arrendersi alla propria menzogna. E vergognarsi di quello che ha fatto per decenni. Insabbiando rifiuti tossici non solo sotto il giardino di casa, ma pure esportandoli nel resto d’Italia. Perfino in Africa.
13 maggio 2021
SESTO EPISODIO
«NON C’È PERCEZIONE DEL RISCHIO. QUI TUTTI RIVENDICANO L’IGNORANZA»
Solo a leggere queste due frasi di apertura, scelte dal dialogo video che ci riporta dentro allo straordinario viaggio di Rocco Muraro, a noi tutti sorge il dubbio di dove siamo, di dove le abbiamo già sentite. Siamo nel Veneto profondo, quello contaminato da Pfas, dove spesso la rivendicazione dell’ignoranza e la mancanza di conoscenza sono stati lavacri della responsabilità personale, o siamo nei desolati altipiani iberici della Murcia dove le discariche delle miniere di metalli pesanti hanno fatto esplodere patologie che noi tutti ben conosciamo, non ultimo il ritardo o la compromissione dello sviluppo cognitivo dei bambini? Una cosa è certa, nei luoghi dove l’estrazione della materia è messa sullo stesso piano valoriale dell’estrazione della salute, anzi, una corrobora l’altra in un ciclo continuo e perverso di vita mia morte tua, senza rispetto, nei luoghi dove il conflitto ambiente/lavoro viene alimentato dal silenzio della politica e dalla “irresponsabilità” delle istituzioni che amministrano, la gente muore. O scappa. O dice che tutto va bene, rinchiudendosi nel proprio giardino, ingrassandosi di ignoranza e di parole mai date. Di dialoghi mancati. Ma a breve Rocco sarà da noi, nel Veneto profondo, per far esplodere similitudini e paragoni, non certo azzardati, quando si parla di crimini ambientali. Il Veneto è primo in tutto. Per questo Legambiente Veneto fa una conferenza in questi giorni con l’Assessore che conosce ogni cosa sul tema. Pure i reflui che escono dagli inceneritori, di cui non si vuole parlare. I Pfba? Aspettando Rocco. Che non è certo Godot. Risponderemo noi. Insieme a lui. Buona visione.
8 aprile 2021
QUINTO EPISODIO
«LE TERRE [ALTE]. SENZA DONNE, STANNO MORENDO»
Riprendiamo il viaggio di Rocco Muraro questa volta alzandoci sugli altipiani del Maestrazgo, regione situata nel nord-est della provincia di Teruel, Spagna. «L’abbandono è impresso nel paesaggio». Tre abitanti per chilometro quadrato, in territori una volta abitati nonostante la crudezza delle condizioni. Le sirene incantatrici del progresso e dello sviluppo hanno rotto equilibri precari e interrotto possibili soluzioni di dialogo con la modernità, per liberare le donne dal ruolo secondario che esse sono state costrette ad avere, per secoli, nelle culture patriarcali europee. «Credo che le donne siano state fortemente pregiudicate». Ma se le donne si ribellano e se ne vanno, la terra muore. Selezionate i sottotitoli in italiano ed entrate nel mondo discreto che la ricerca di Rocco ci offre. Per trovare le soluzioni che mancano e i fallimenti che restano.
5 marzo 2021
QUARTO EPISODIO
«IL DRAMMA ECOLOGICO È ANCHE UN DRAMMA SOCIALE»
Dopo una parentesi nella Barcellona infuocata dal coprifuoco e dalle rivolte sociali (v. EPISODIO SPECIALE di 20 min https://www.youtube.com/watch?v=AokX_5R1w78&t=725s), il viaggio di Rocco Muraro ci porta in uno dei posti più belli della Penisola Iberica: il delta dell’Ebro, il fiume più lungo di Spagna (secondo della penisola), 930 chilometri. Bello… almeno una volta, cinquant’anni fa, quando non solo offriva campi di lavoro agricolo, sostenibile, ma pure riserva per migliaia e migliaia di uccelli. Poi è arrivato il profitto e la mano dell’uomo. E non tanto a valle, ma a monte, “manipolando” il corso della natura, costruendo dighe nel fiume che alimentava il delta e il suo naturale ricambio delle sabbie, delle ghiaie, dell’acqua. Per non parlare poi dei cambiamenti climatici che hanno fatto alzare il livello del mare. Insomma, bisogna cambiare rotta, anche se oramai per certi territori devastati dall’uomo è troppo tardi. Selezionate i titoli in italiano e buona, triste, visione.
6 febbraio 2021
SECONDO EPISODIO
IL DRAMMA DELLA MONOCULTURA
«SENZA TURISTI, LA POVERTÀ INCOMBE»
Nel mentre nell’Italia dei Draghi si ha sempre più fame di soldi – e non di pane – con il secondo prezioso episodio di Tierra Seca Rocco Muraro ci apre le porte del cuore rappresentato dal dramma sociale del lavoro, soprattutto quando nasce e si alimenta nella monocultura. Entreremo nel Banco alimentare di Lloret de Mar, celebre città del turismo iberico, messa in ginocchio dalle restrizioni Covid. Persone in difficoltà e senza lavoro si rifugiano nelle strutture di aiuto sociale, nel mutualismo, come accade nella nostra città di Vicenza, dove associazioni come il Caracol Olol Jackson mettono a disposizione dei cittadini servizi di sostegno – come il nascente banco alimentare – e di cura – come il nuovo ambulatorio popolare. Rocco incontra albergatori senza speranza, lavoratori precari del turismo, immigrati capitati in una terra “secca” di futuro: «questo è il collasso totale della Spagna, dell’Europa, dell’Africa, di tutto il resto… della madre mia» – dice il testimone di una città “deserta” di opportunità. Spesso ci dimentichiamo che il dramma della monocultura, lo sfruttamento a senso unico delle risorse e delle persone, sono tra le cause remote della pandemia in corso, non solo della patologia, ma anche della nostra capacità di reagire. Per questo è importante riflettere e scendere in piazza per parlarne e discuterne come capita oggi pomeriggio a Vicenza e in molte piazze italiane, dove si affronterà il tema della Salute: l’ultimo tassello della crisi di un intero sistema. Cambiamo sguardo, entriamo in Spagna. Seleziona i sottotitoli in italiano e buona visione.
20 gennaio 2021
PRIMO EPISODIO
LA LENTA AGONIA DEL COMMERCIO LOCALE
Nel primo episodio Rocco ci accompagna per le strade e i negozi di Figueres, il capoluogo della comarca dell’Alt Empordà, città turistica a vista della Costa Brava che diede la vita e la morte a Salvador Dalì. Ascolteremo l’appassionato racconto di una giovane donna che aveva da poco aperto un’enoteca, le discrete voci all’interno di un panificio, le testimonianze preziose di cittadini e di altri negozianti, il fatalismo di giovani immigrati e il canto di un emarginato: su tutti incombe il Covid e un modello di sviluppo che già portava le persone a distaccarsi tra di loro. Molte delle quali incollate a dei piccoli schermi. I ritmi di crescita di Amazon e del Coronavirus sembrano procedere paralleli, in una simbiosi globale, annichilendo quanto dice il cartolaio: «Quando compri in un negozio di quartiere, o quando acquisti in un negozio locale, stai facendo un favore a te stesso e al vicino. […] E penso che questa sia una ricchezza che stiamo perdendo». Seleziona i sottotitoli in italiano e buona visione.
PROFILI DI LANCIO DEGLI EPISODI
>> Primario > https://www.facebook.com/alberto.peruffo
>> Secondario > https://www.facebook.com/groups/fratelloribelle
>> Altri locali, possibili e una tantum > Sei di Montecchio > Caracol Olol Jackson > Acqua Bene Comune > Rete Gas
Sito ufficiale del progetto >> https://roccomuraro.com/
Canale youtube >> https://www.youtube.com/channel/UC5SyThctmq0ihEqdtKamzgg
Instagram >> @roccomuraro
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