GO.GO.GO recensione SOKUROV al TEATRO OLIMPICO | CCCyberlink >> Bulgarini-Unesco

Dopo aver assistito alla “prima assoluta” di GO.GO.GO di Aleksandr Sokurov al Teatro Olimpico di Vicenza, dove per la prima volta il grande regista russo si è impegnato in un lavoro per il palcoscenico, Alberto Peruffo scrive una breve recensione, ipotizzando suggestioni-connessioni non così evidenti. In calce gli articoli utili per approfondire le connessioni. Il lavoro di Sokurov prende spunto dal testo teatrale Marmi di Iosif Brodskij e da altri testi poetici del celebre poeta russo, Premio Nobel per la letteratura nel 1987, preso di mira durante il regime sovietico e vissuto esule negli Stati Uniti dal 1972.

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SOKUROV VISIONARIO
29 settembre 2016
Teatro Olimpico
VICENZA

La straordinaria visionarietà di Sokurov consiste nel mettere in scena nella piazza vicentina un personaggio che apparentemente sembra marginale all’impianto narrativo, volutamente, forzatamente confusionario. Mi ricorda la parola “commistione” usata da chi per noi ha un certo riguardo. Invece, tale personaggio, è il centro di tutto. È il Mayor. È colui che lavora segretamente nell’immaginario dello spettatore e che forse resterà nella memoria – questo io credo sia l’augurio di Sokurov – più degli altri fittizi ed eclatanti protagonisti, dichiarati tali: i topi ripugnanti, l’effimero poeta.

Così, al centro, che fa girare tutto, fin dalla velata apertura di scena che non c’è (altro passo geniale del maestro russo per evocare qualcosa di molto importante: la continuità-contiguità con gli spettatori in gradinata), al centro c’è un tizio – apparentemente e volutamente insignificante, il Mayor – che nei movimenti, nelle fattezze e nelle indicazioni simboliche all’abbeveraggio culturale (nella pozzanghera di scena), pure nel vestire (seppur démodé & vintage), sembra la fotocopia del vicensindaco di Vicenza. Non solo. Stesso viso. Stessa barba. Stessi occhiali. La scena più toccante, diciamo così, è quando il tizio (interpretato magistralmente da Simone Derai), dopo aver maciullato i due topi umani, rimesso a posto la trappola e il formaggio, coglie da terra la giacca dimenticata da uno dei soldati americani. Quindi la indossa, se la struscia addosso, perché grossa di taglia, e infine la annusa. Un’estasi olfattiva. Per diffondere il simbolo.

Non so cosa dire di fronte a un così grande maestro. Mi sorge solo un dubbio: che abbia fatto un omaggio subliminale, nel disegnare gli stilemi del character, a Jacopo Bulgarini d’Elci, prendendo spunto dalle sue visite di lavoro in città? Se così fosse, la trappola per topi, l’Olimpico, si è rivoltato contro chi lo voleva far diventare un contenitore di bonbons. Anzi, di più. Ieri sera il Teatro si è trasformato in un’accozzaglia estremamente pericolosa e provocatoria, ai limiti della fragilità dello stesso e del suo imbonitore.

Una buona recensione sull’anteprima è quella di Margherita Grotto qui >> http://www.vicenzareport.it/…/il-debutto-visivo-di-sokurov…/.

Condivido la sua “attenzione” sulla diversità non riuscita tra i due personaggi protagonisti, Tullio e Publio, i due roditori umani impersonati con grande potenza da Max Malatesta e Michelangelo Dalisi, e dalle loro inquietanti maschere. Doppie facce. Che infrangono la barriera della gradinata, invadendola, sfiorando l’autentico “insignificante”. Ma, “attenzione”, al quadrato. Che non sia anche questa non-diversità un caso non-isolato? Anzi, proprio questa “commistione diffusa” tra le persone e i personaggi porta il tutto ad essere una “rappresentazione” assolutamente da vedere, e da capire, che rompe i vetri dello “spettacolo”. Poiché, questo sfugge alla significativa recensione, il vero protagonista di tutto l’impianto non sono i topi o il poeta, l’anticorpo che tutti conosciamo, ma la COMMISTIONE, la commistione tra autorità e potere, tra persone in scena e persone fuori scena, commistione rappresentata egregiamente da colui che non si vede “significante” e che era seduto in prima fila. Il Mayor. Colui che afferma con “radicale franchezza”, la sua “verità vera”: «un intero territorio ha detto va bene così». Vicenza, il Veneto, l’Italia. Tutti raggomitolati, comodi e al caldo, nel tepore della giacchetta americana, puzzolente di Grana Padano. Certo, va bene così. Questo è il grande Sokurov.

Alberto Peruffo
Vicenza, 30 settembre 2016
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CONNESSIONI
E ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO

Il giorno 28 settembre è uscito per Vvox una lettera  – una “invettiva con i fiocchi”, secondo le parole del Direttore Alessio Mannino – sulla questione Unesco Vicenza riguardante certe “intollerabili” dichiarazioni del Vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci sulle “ragioni di vita” degli attivisti Unesco e sulla sua non-responsabilità – “supina accettazione dei fatti” – nel merito delle criticità sollevate dalla Commissione ICOMOS. Firmata da Alberto Peruffo. Al suo interno le citazioni “radicale franchezza”, “verità vera”, «un intero territorio ha detto va bene così».

Questo l’inizio:

Gentile Direttore,

volevo anticipare la tematica Unesco-Vicenza, che presto renderemo pubblica con il gruppo con cui sto lavorando. Prendo spunto dall’intervista pubblicata il 22 di settembre nella sua testata. Intervista all’esteta-dandy Jacopo Bulgarini d’Elci. Non so, Direttore, se la sua sia distaccata compiacenza o strategica ironia, nel chiamarlo così. C’è un pericolo in questa definizione. Me lo dirà Lei a seguito di questa mia uscita.

Leggi l’articolo completo >> Vicenza fuori da Unesco? Bulgarini fuori da Vicenza!

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Molto interessante la recensione citata di Margherita Grotto >> Il debutto “visivo” di Sokurov al Teatro Olimpico

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La scheda ufficiale nel sito della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza >> GO.GO.GO prima assoluta

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Il curioso post sull’Anteprima postato da Radio Vicenza su FB da dove abbiamo tratto la foto. Nel testo si sintetizza – in modo perfetto e lapidario – così: «Una storia per uomini-topi che finiscono macellati in trappola da veneti alleati a soldati statunitensi».
>> https://www.facebook.com/radiovicenza/photos/a.194783790609745.50559.136419929779465/1139189232835858/?type=3&theater

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