CCCyberlink >> INTERVISTA Vvox ad AP + attacco alla CLASSE MEDICA NEGAZIONISTA sui danni da PFAS

Due articoli da segnalare. Il primo l’intervista di Alessio Mannino, direttore di Vvox, ad Alberto Peruffo il 7 novembre 2018, dopo l’Avviso di Garanzia ricevuto per l’attivismo nel movimento NO PFAS, nei giorni della debacle della MITENI. Qui sotto la presentazione su FB di Mannino e il link diretto all’intervista >> Peruffo e il Veneto antagonista*: «Zarathustra si è fermato alle Alte di Montecchio»

[*nota di AP dopo l’intervista – «Parentesi sull’antagonismo e il curioso uso di questo termine nel mio vocabolario: non è l’antagonismo che dà il senso all’esistenza. Nelle fasi più evolute esiste la complementarità; di più: il valore delle differenze e dei ruoli; di più ancora: il valore aggiunto e inaspettato della diversità che esplora nuovi territori o difende i marginali, dove il mondo prolifica lontano dall’omologazione delle prepotenze. L’antagonismo come forza di opposizione ferma e rigorosa ha senso e valore straordinario quando l’avversario ha passato il limite, ma non come ragione di vita. Queste oltranze non devono mai diventare permanenti, continue, sempre presenti. Altri sono gli orizzonti a cui dobbiamo mirare per essere riconosciuti. Altrimenti lo stato di guerra o agitazione permanente».]

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Aggiornamento giugno 2020 >> a causa dell’annunciata chiusura di Vvox, riportiamo in calce l’intervista.

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Secondo articolo da segnalare, quello sul fallimento della Miteni, dichiarato il 9 novembre 2018, che è un fallimento della Regione e della Procura. In particolare il dibattuto e criticato PS a firma di Alberto Peruffo,  spostato in calce a questa pagina, preludio all’attacco prossimo venturo contro la classe medica negazionista o minimizzatrice sui danni da PFAS. Qui il link dell’articolo originale >> 9/12 novembre 2018 | FALLIMENTO DELLA REGIONE VENETO E DELLA PROCURA DI VICENZA, INSIEME A QUELLO DELLA MITENI. IL SIT-IN CONGIUNTO DI LAVORATORI E MOVIMENTO NO PFAS. IPOTESI DI UN COMITATO DI SOSTEGNO CAUSE LEGALI

pfasland fallimento miteni

Alberto Peruffo si domanda nella nota riportata sotto – nel rispetto della libertà di opinione e di critica: «Ho parlato di falsità e incongruenze perché ci sono e sono dimostrabili. Ho parlato di lettera e di contrarietà perché rientra nel diritto di opinione. Ho parlato di sfiducia perché è necessario e legittimo sfiduciare» – quali siano le competenze di una classe dirigente medica che fino a qualche mese fa negava il danno da PFAS e si riempie ora la bocca per celebrare i propri grandi successi sanitari, di massa, come le decine di migliaia di pazienti che saranno monitorati e presi in cura. A Montecchio Maggiore, suo paese natale, non accade solo per i PFAS, ma anche per altre cure mediche dalle proporzioni enormi: il nuovo Centro di Senologia dell’Ospedale di Montecchio segue 5000 pazienti – operate al seno o con problemi di tumore. Non 50, 500, ma 5000. Montecchio ha circa poco più di 20000 abitanti, come ordine di grandezza. Fate voi le proporzioni, a prescindere dalle residenze. Al posto di celebrare, bisognerebbe chiedersi il perché di tale numero abnorme. Le cause.

PS ULTIMA ORA: «Abbiamo appreso in queste ore della nomina del Dott. Stopazzolo ai vertici della ULLS 8, già responsabile, per la Regione Veneto, della sorveglianza sulle persone esposte ai PFAS. Noi siamo fermamente contrari a questa nomina che contrasteremo con tutta la nostra forza con una lettera popolare alla Regione e alla Procura, come già fatto in precedenza da altre associazioni. Non ci fidiamo di medici negazionisti che come nel video allegato dichiarano falsità e incongruità eclatanti (in primis sulla gestione delle acque e sulla prontezza dell’intervento pienamente “filtrato” già nel 2013 da parte della Regione), o con imbarazzo ed evidente deviazione – si notino le espressioni facciali, specie quando parla del benzene – rispondono a domande di questo misero video ufficiale della ULSS che solo il numero di visualizzazioni ne attesta la non-autorità (16 al momento della nostra apertura in data odierna!): invitiamo tutti i medici che hanno in mano gli studi e i documenti sui PFAS (tra cui il recente pronunciamento di Strasburgo sui PFOA e gli studi della Duke Unibersity), le tempistiche sui filtri, la contaminazione ancora presente nonostante sotto la soglia normata, nonostante la filtrazione, di contrastare punto per punto questo video con una nota da noi concertata e pubblicata, video che ricorda la Lectio Magistralis del Dott. Moretto voluta da Antonio Nardone, da noi prontamente stoppata in data 15 febbraio 2017, andata deserta, o l’intervista “pubblicitaria” di Vicenza Più di qualche mese fa. Negazione recidiva e ripetuta anche ieri da Nardone, sui giornali: «le esposizioni dei lavoratori sono sotto controllo e irrilevanti». NOI RIBADIAMO: la scienza è dalla nostra parte, non l’economia. Ricordiamo al Dott. Stopazzolo – che pure dopo la Conferenza di Venezia, febbraio 2017, minimizzava sui PFAS nonostante i suoi colleghi dimostrassero il contrario, tanto da mettere in allarme il Dott. Mantoan con una nota ufficiale nell’ottobre 2016, dottore oggi scomparso come fu fatta scomparire per mesi la sua nota, riscoperta solo da un giornalista – ricordiamo a questo Dottore, a cui non vogliamo mettere in mano la nostra salute, che a noi non interessa la quantità del danno e neppure la qualità specifica degli effetti sugli organi vitali. Sappiamo che i PFAS fanno male [nel video, 40m20s, allude al contrario!], tanto o poco sono affari nostri, visto che di lui non ci fidiamo, e ciò è sufficiente per dire che nel sangue non li vogliamo e che abbiamo diritto all’acqua senza pfas, non alle attese di anni per sapere quanto fanno male e ai milioni di euro con cui si riempie la bocca; noi sappiamo per certo che hanno causato un disastro ambientale senza precedenti e che appena sarà pronunciato penalmente dalla Procura, chiederemo alla Procura stessa – come abbiamo già chiesto! – di procedere contro i dirigenti della Regione che sapevano questo, che sapevano pure del danno alla salute emesso dal Dott. Mantoan, spedito a tutti, alle ULSS comprese, nascosto da Coletto e Botaccin, e che non hanno fatto ciò che era in loro dovere: proteggere con direttive precauzionali, ossia anche solo avvisare i cittadini che stavano bevendo acqua contaminata. Invece, per certi casi, alcuni hanno reclamizzato l’acqua degli acquedotti. Per questa ragione non vogliamo come responsabile un medico che secondo noi dovrebbe essere indagato, come altri dirigenti, per non aver applicato il principio di precauzione e aversi dato da fare, come doveva, per applicare alla lettera le indicazioni del Dott. Mantoan, specie per le fasce più a rischio: mamme in gravidanza, lavoratori esposti, bambini. Detto ciò, siamo pronti a istituire un Comitato di Sostegno Legale ai Lavoratori Miteni e ai Cittadini che vorranno fare causa contro la MITENI e contro coloro che non hanno fatto il loro dovere in quanto Amministratori o Dirigenti della Salute e dell’Ambiente. Il crowfounding sarà presto messo in atto a livello nazionale e vi faremo avere news su questo nascente Comitato guidato molto probabilmente dal nostro Gruppo Giuridico-Legale». Alberto Peruffo, redazione PFAS.land

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Durante la storica giornata del 22 aprile contro i Crimini Ambientali. Leggi >> Peruffo e il Veneto antagonista: «Zarathustra si è fermato alle Alte di Montecchio»

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Peruffo e il Veneto antagonista: «Zarathustra si è fermato alle Alte di Montecchio»

di Alessio Mannino

E’ dal letame (dello sfruttamento del territorio, dell’inquinamento da Pfas, delle ideologie più o meno false) che nascono i fior: la contestazione culturale, l’indignazione civile, l’antagonismo politico. A Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza si agita – nel senso nobile del termine – un personaggio irregolare, sicuramente scomodo, a volte eccessivo nell’ego ma mai paraguru: Alberto Peruffo. Multiforme ingegno (regista, libraio, editore con la Antersass, alpinista, attivista con la Casa di Cultura Cibernetica e lo U4V Unesco for Vicenza, artista multimediale), con lui si può discorrere con passione dei mali che affliggono questa terra così martoriata e quietista, il Veneto a cui ha dedicato e dedica tanto impegno personale, dal blocco del Giro della Padania 2011, al comitato contro la Pedemontana al movimento No Tav al coordinamento del primo Gruppo Mamme e Genitori No Pfas, fino a ideare la prima Giornata Nazionale contro i Crimini Ambientali.

Di recente Peruffo é stato messo sotto indagine per manifestazione non autorizzata davanti alla Miteni, l’azienda di Trissino al centro del disastro ecologico dei veleni Pfas. Lui, pur col diavolo in corpo, non si scompone: «é un atto intimidatorio contro il movimento, con me sono stati denunciati anche i leader dei centri sociali di Vicenza e Padova. Ci accusano, esattamente, di avere parlato ad alta voce. Un’accusa di fatto, ma pure di metafora: di fatto, ho parlato e difeso le ragioni dei manifestanti; di metafora, per avere alzato troppo la voce e avere scoperchiato il pentolone Pfas con dentro l’enorme patata bollente, oggi ingestibile per la Regione Veneto». Solo nell’ultimo mese, l’instancabile Peruffo ha scritto al ministero della Giustizia, ha manifestato contro le devastazioni ambientali all’inaugurazione del discutibile Leone di San Marco in vetroresina a Trissino, ha aperto un portale di informazioni (PFAS.land).

«Il Veneto è una regione come tante altre e per essere degni abitanti di una regione, dirsi veneti nella sostanza», dice spiegando cosa vuol dire, secondo lui, essere veneti, «bisogna abitarla, conoscerla, studiarla, attraversarla a piedi, fisicamente, oltre il giardino o il capannone di casa propria». A coloro, leghisti e indipendentisti, che parlano di veneti antichi o della Repubblica di Venezia, l’«anarco-costruttivista» ricorda che «la Serenissima è stata sì grande per certi aspetti, ma per buona parte della sua storia è stata pure un’oligarchia che intrallazzava con le ricchezze immonde del Papato e dove la res pubblica era cosa comune solo per i signorotti mentre la povera gente marciva nelle campagne. Come accade oggi, nelle periferie del potere. Con una differenza: negli ultimi anni, grazie al simbolico trio Galan-Variati-Zaia e agli imbonitori culturali scivolosi alla Bulgarini-Goldin, sono emersi dei nuovi veneti, come significato. Non i migranti, bensì gli spannoveneti, i veneti a spanne, l’Homo Padanus di Rumiz: giocano con il bene comune della gente facendo conti e affari a spanne. I risultati qui da noi sono spaventosi».

Il j’accuse sul dramma dei Pfas é totale, netto, senza appello: «la Miteni ha le sue colpe, ma le responsabilità amministrative e del comparto produttivo industriale sono enormi. Se un giorno qualcuno dei vostri amici o cari muore, non dovete andare in chiesa a chiedere intercessione e perdono, ma dovete andare a suonare alle porte di quei nomi e dirgli in faccia quello che sono: dei venduti al soldo del profitto. Degli amministratori incapaci. Dei servi. Dei burattini». Il futuro? Fosco, ma non rassegnato: «Montecchio è un paese senza speranza. Ti ricordi Cristo si è fermato a Eboli? Lasciando stare Cristo, usurato e morto, direi Zarathustra si è fermato alle Alte, al casello, ha annusato l’aria di Leoni ed è tornato indietro. Non mi aspetto niente. Qui, nel Veneto profondo, che vive di superficie. Il distacco tra politica e geografia è enorme oggi più che mai, a causa dell’incapacità di controllare la gigantesca potenza della tecnologia e le illusioni che la modernità offre se governata da ciarlatani. A questo si aggiunge l’ignoranza sulla storia e sulle memorie, del Veneto stesso. Il problema diventano quindi le identità peregrine inventate per rimbecillire la gente e controllarla, dominarla. Non si tratta più di appartenenza, ma di servitù fatta passare per antica discendenza. Per questo lavoro sul piano culturale: affinché la gente scelga persone migliori».

Scendendo su quello politico, l’analisi é, consequenzialmente, impietosa: «il sindaco di Vicenza, Rucco? Non lo conosco. Dal quel che si dice, è, per consonanza, un “rigurgito” moderato della peggiore destra. Bisogna dire che parte avvantaggiato: è difficile fare peggio di Variati e Hullweck. Ma la destra resta la destra, un baluardo per i ricchi e un’illusione identitaria per la povera gente. Al suo posto non vedo nessuno capace, in città, tra la sinistra. La sinistra di opposizione è morta con l’avvento del Pd di epoca renziana». Ma qualche luminosa eccezione c’é: «se potessi candidare un signore amministratore, ma che ha già dimostrato spessore amministrativo, proporrei il sindaco Marco Guzzonato di Marano. Credo uno dei migliori Comuni del Veneto per apertura mentale e conoscenza dei territori, anni luce dallo spannografismo di Zaia&C». Ma hanno ancora senso gli schemi otto-novecenteschi di destra e sinistra? Peruffo si dice posizionato «sicuramente all’estrema sinistra, quella che difende i più deboli. Sono interessato alla res-comune, che non è solo il bene comune, ma anche il male comune, il nostro limite. Che il comunismo non vedeva». Spingendosi oltre, come ormai pochissimi osano fare per paura di essere tacciati di utopismo velleitario e ingenuo, Peruffo traccia la sua visione: «parcellizzare e confederare i centri di potere, gli Stati. Farli diventare res-comuni e meno res-pubbliche. Far sparire le banche come istituti di debito e le chiese come istituti di perdono e di dominio sulla povera gente. Farli diventare luoghi di carità. Abbandonare le grandi città. Ossia volersi bene, non male come Salvini insegna».

Già, il male. La violenza. «La mia scelta radicale resta la non violenza», scandisce Peruffo, «che non significa rinunciare alla forza. “Dove si impiega la violenza, l’autorità ha fallito”, diceva Hannah Arendt. Sul concetto di autorità – percorso di coerenza di un autore – ho lavorato molto con Luisa Muraro (pensatrice femminista, ndr): è fondante per poter esprimere una forza non prevaricatrice. A 18 anni feci l’obiezione totale al sistema militare armato, con carcere, proprio dicendo che la mia arma era, e resta la parola». Che tuttavia lui non ha mai usato per scrivere un libro. Strano. «Avrei in mente, dopo tanti anni, di raccogliere alcune delle tante scritture operative e qualcuna di teorica, e di allegare al tutto un saggio di legame. Come fosse un salame ben saporito, ma indigesto. Ma dovrei trovare un editore coraggioso che non badi alle conseguenze di quello che scrivo».

3 Comments

  1. Nota del Dott. Titta Fazio

    È scientificamente dimostrato l’aumento del rischio di diverse patologie importanti, compresi i tumori del rene e del testicolo, provocate dai PFAS.
    Migliaia di persone nel Veneto sono state contaminate da queste sostanze chimiche che appartengono alla classe delle sostanze POP (Inquinanti Organici Persistenti) e agli Interferenti endocrini.
    Tuttora ampie fasce di popolazione, a partire dagli abitanti di Arzignano, Montecchio Maggiore, Montorso Vi e Trissino sono contaminate dai PFAS.
    Molti di loro non lo sanno nemmeno perché non è stata fatta nessuno screening sulla popolazione. Qualcuno ha fatto gli esami a proprie spese e le sorprese spiacevoli sono state tante.
    L’acqua erogata in questi comuni, sebbene presenti valori che stanno appena al di sotto dalla soglia massima indicata dalla Regione Veneto per i PFAS, contiene una quantità di perfluorati che l’EFSA (Ente Europeo pe la Sicurezza Alimentare) ha riconosciuto nel recente congresso di Cracovia, troppo elevati per scongiurare il rischio.
    Abbiamo ripetutamente richiesto che nell’area dei suddetti comuni vengano istallati dei filtri per proteggere la popolazione e soprattutto i bambini ma sindaci e consiglieri hanno fatto orecchio da mercante.
    I nostri amministratori sanno cosa sia il principio di precauzione europeo ma non lo attuano.
    Se poi si aggiunge che in un monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità effettuato nella cosiddetta “Zona Rossa” ha rilevato valori altissimi di PFAS in alcuni alimenti e che il Dipartimento di prevenzione regionale non ha provveduto ad escluderli dal commercio ci si rende conto a quale grado di INSICUREZZA sia esposta la popolazione.
    Per tali motivi di cui abbiamo parlato a lungo nei nostri BLOG, portando documentazioni incontrovertibili, siamo solidali con la denuncia di Alberto Peruffo che chiede trasparenza, verità e prevenzione per i cittadini del Veneto.
    E soprattutto non possiamo accettare che funzionari dell’ULSS minimizzino i rischi cui va incontro la popolazione del Veneto contaminata da PFAS.

    Dott. Giovanni Fazio

  2. Nota di Marzia Albiero su FB

    Egregio dottor Stopazzolo (nominato dal direttore generale dell’Ulss 8 Berica, Giovanni Pavesi a dirigere i servizi socio-sanitari-attuale responsabile per la Regione Veneto della sorveglianza sulle persone esposte ai Pfas-fonte VVOX 10/11/2018). Dalle informazioni carpite dal Suo video, credo sia stato girato qualche settimana dopo il convegno medico avuto luogo presso la Fiera di Vicenza e quindi esattamente un anno fa a novembre 2017 (mi corregga se sbaglio). Dopo aver ascoltato attentamente il video (ma mi riprometto di ri-ascoltarlo per poter conferire con lei anche pubblicamente e conoscerla di persona) molti concetti non mi sono chiari. Lei in questo video non fornisce informazioni dettagliate ma solo generiche ed imprecise. Afferma a più riprese che dal 2013 la Regione Veneto si è attivata subito (ripete SUBITO un’infinità di volte nei confronti della nostra Regione) facendo scendere DRAMMATICAMENTE (ho dovuto ri-ascoltare, forse voleva dire drasticamente….ma quel drammaticamente la dice lunga) i Pfas (e anche qui utilizza il termine generico Pfas non distinguendo catena lunga da quella corta) con l’installazione dei filtri. Molti in questo gruppo ricordano che i filtri all’inizio non venivamo mai cambiati. Afferma, rispondendo a domande di vario genere e pervenute da cittadini di ZONA ARANCIO e ZONA ROSSA, che la contaminazione avviene tramite l’assunzione di acqua. Le riporto un paragrafo tratto dal sito per l’Azienda per cui lavora e alla quale io do una parte della mia busta paga: “Piano di monitoraggio degli alimenti – L’acqua è la fonte principale di esposizione a PFAS per i residenti in aree in cui le acque potabili sono contaminate. Anche gli alimenti, però, possono contribuire all’apporto di PFAS, in particolare per il PFOS che ha una capacità di bioaccumulo negli organismi viventi più elevata. Per verificare la presenza di PFAS negli alimenti e quindi poter stimare il contributo della dieta all’esposizione complessiva a PFAS, l’Istituto Superiore di Sanità, in accordo con la Regione del Veneto, ha pianificato un monitoraggio degli alimenti di produzione locale nella cosiddetta “area rossa” (DGR 2133/2016)”. Riprendendo il discorso su alimenti, Lei afferma che avete avuto collaborazione dagli agricoltori per quanto riguarda l’analisi delle captazioni private a scopo di abbeverata e ai fini irrigui. Afferma anche che qualora siano stati riscontrati limiti superiori a quelli di performance (ISS) avete provveduto a far allacciare tali agricoltori ad acquedotto o avete fatto installare i filtri. Non mi risulta. Ovvero mi risulta che in parte siano controlli facoltativi (quelli delle fonte irrigue) e solo per la Zona Rossa. Le sarei grata se potesse fornirmi chiarimenti in merito alle fonte irrigue visto che ho inviato diverse PEC alla nostra Regione Veneto nonché copia in mano al Ministero della Salute lo scorso 6/08/2018 e al Ministero dell’Ambiente lo scorso 11/09/2018. Nel corso del Suo servizio “per aprire un dialogo con gli internauti” ho ripetutamente sentito che i filtri costano moltissimo e che gli abitanti della ZONA ARANCIO non hanno diritto ad analisi del sangue per eccessivo costo delle analisi. Quindi a noi (io sono di Creazzo) cittadini di serie B non è dato sapere quanti Pfas abbiamo nel nostro sangue. Ad una internauta donatrice di sangue ha risposto che non vi è nessun problema se dona il suo sangue contaminato (internauta di Montecchio Maggiore alla quale non è dato sapere quanti Pfas ha nel sangue, ma può donare lo stesso). Stesso discorso vale per i bambini piccoli di ZONA ROSSA anche sotto ai 14 anni. La giustificazione che Lei dà per non sottoporli allo screening è che potrebbero subire un trauma far loro analisi ..esame così invasivo (aiuto l’ago!!!) già in tenera età. Quindi meglio non sapere. Ho faticato a seguire le Sue “illazioni” sulla non pericolosità di tale sostanze. Ma una cosa mi è ben chiara. Arriviamo alla pericolosità dei Pfas come 5° fattore di rischio. Una mia cara amica ancora in età fertile si è fatta prescrivere la pillola anticoncezionale. La ginecologa le ha prescritto degli esami del sangue dai quali è emerso che ha valori Omocisteina elevati. Allora la mia amica ha dovuto fare altre accertamenti in quanto pare sia un soggetto a rischio Ictus e trombosi. E così è purtroppo emerso anche dalle ulteriori analisi. Epilogo, la mia amica ha dovuto sospendere SUBITO la pillola anticoncezionale. SOSPENDERLA non prenderne un quarto, perché nel suo caso diventava un fattore di rischio. Potrei dilungarmi ancora, ma poi le persone non leggerebbero. Fine prima puntata.
    Dottor Stopazzolo, La saluto e La ringrazio anche io per il servizio mandato su Youtube. Ritengo però che questo servizio sia insufficiente ed impreciso. Da oggi, se potessi realmente farlo, mi decurterei la quota parte della mia busta paga per il SSN e parte dell’Irpef regionale. Soddisfatto o rimborsato. RIMBORSATO. E se il dottor Domenico Mantoan in un anno di attività ha speso 3.000.000 di euro (DEI NOSTRI EURI) qualcosa non funziona. O come dice la mia piccola nipotina Sofia di Brendola di 2 anni e mezzo “Zia così non ciunciona”! E una così non sopporterebbe un PIC di un ago?

    Marzia Albiero
    Retegas vicentina

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