PFAS. REGIONE VENETO? COLPEVOLE | le ultime inchieste prima del processo del 12 ottobre 2020 | verso la CORTE D’ASSISE

Pubblichiamo le due inchieste e una sintesi delle ipotesi di indagine sulle corresponsabilità per la contaminazione da PFAS in Veneto, durate mesi di lavoro, basate su nuovi documenti, audizioni e testimonianze incrociate. Autore è Alberto Peruffo, sotto la supervisione del Comitato di Redazione di PFAS.land. In calce una breve sintesi/sinossi della vicenda PFAS alla luce delle nuove inchieste, precedute da una nota e un commento dell’autore.

INCHIESTA PRIMA PARTE. GENX / C6O4 >> https://pfas.land/2020/09/07/7-settembre-2020-il-concetto-di-corresponsabilita-1-2-linchiesta-genx-c6o4-la-relazione-sottovalutata-di-arpav-e-laudizione-poco-convincente-della-procura-il-passo-decisivo/
INCHIESTA SECONDA PARTE. BARRIERA / POZZO >> https://pfas.land/2020/10/07/7-ottobre-2020-il-concetto-di-corresponsabilita-2-2-linchiesta-barriera-pozzo-loccultamento-di-un-cadavere-ambientale-emerso-dallincrocio-di-documenti-e-testimo/

NOTA DA MAIL AI GRUPPI PFAS
«Segnalo la nuova scoperta dell’Università di Padova (spermatozoi colpiti), il riconoscimento di malattia professionale da parte dell’INAIL (ad alcuni operai Miteni, seguiti da INCA-CGIL), la delicata questione “trappola” limiti PFAS a Roma sollevata dalle Mamme No Pfas e Comitato Stop Solvay (a seguito della “sparata bilaterale”, partita dal Ministero, dopo essere stato argomento di Zaia e Bottacin per anni, sul fantomatico limite zero, omologato a tutte le acque, potabili o di scarico, e la successiva contraddittoria e insostenibile ipotesi sui nuovi limiti del collegato ambientale, in esame in Parlamento, con relativo e scontato contrattacco di Confindustria)».

Il processo di lunedì 12 ottobre –  forse anche a causa di quanto emerso in questo ultimo periodo, dopo l’Audizione del PM Reggente Orietta Canova, con molti punti deboli sul lavoro della Procura e movente pure delle inchieste allegate – sarà probabilmente unificato in Corte d’Assise e quindi rinviato».  

COMMENTO A INCHIESTE
«Dobbiamo prendere atto di questo: molti dei nostri dirigenti – la classe che ha governato il Veneto – hanno tenuto una condotta che si presume criminosa e che invece è un vero e proprio comportamento criminale. Consapevole. Doloso. Reiterato. Questo è il Veneto di oggi reduce da nuove elezioni plebiscitarie. Che ha eletto il crimine contro l’umanità – l’avvelenamento dei suoi beni primari – come suo mantra decisivo e recidivo.

Avvelenando l’acqua, l’aria, la terra, consapevolmente, dai pesticidi ai pfas. Produciamo o non produciamo vino e pelli per tutto il mondo? O non è così? Alimentiamo o non alimentiamo con un pezzetto di povera terra – il Veneto – una buona parte di globo mediante risorse che localmente hanno un limite? Lavoriamo o non lavoriamo troppo una “particola” di terra per soddisfare domande specifiche troppo grandi?

Un Veneto globale che distrugge la vita locale. Un Veneto che pensa solo alla produzione economica, ai soldi, alla pancia piena e al giardino privato, seppellendo nei fossi la riproduzione sociale. La vita. Miteni docet».

Alberto Peruffo
Montecchio Maggiore 10 ottobre 2020

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Seguono due sintesi/sinossi ricostruite sulle ipotesi d’indagine delle inchieste.

SINTESI STORICA DELLA VICENDA PFAS
Negli anni 90 la Miteni (ex Ricerche Marzotto, colpevole di un disastro ambientale fine anni 70) produce, sversa e sotterra indiscriminatamente, sopra ad un acquifero indifferenziato, nuovi inquinanti, tra cui quelli ora divenuti celebri con il nome di Pfas. Nel 1995 Luciano Ceretta denuncia il potenziale pericolo dei rifiuti Miteni. Nel 1998 la Miteni scava i primi pozzi che da monitoraggio passano presto ad essere pozzi di emungimento e quindi una prima barriera per contenere gli inquinanti. Nel 2005 chiede di implementare – in modo equivoco e strategico, ottemperante le nuove severe leggi in tema ambientale – la barriera alla Regione Veneto e continua a inquinare indisturbata fino al 2013 e poi fino al 2018, anno della chiusura sotto la pressione popolare e scientifica della cittadinanza attiva e della scoperta della lavorazione di rifiuti tossici pericolosi – GenX olandese – permessi sempre dalla Regione. Il fallimento della fabbrica nel 2018 è una via di fuga architettata tra le varie parti in gioco. Alla conta dei fatti si delinea questa inquietante realtà: la Regione Veneto – imbeccata da Confindustria in stretto contatto con i vertici regionali, dai tempi del pregiudicato Presidente Galan – per tutti questi anni asseconda l’inquinamento che diventerà il più grande d’Europa. Il “corpo del reato” – la barriera idraulica costituita non solo da pozzi di emungimento, ma da filtri a carboni attivi – nascosto per 20 anni dai dirigenti del Genio Civile e dell’Arpav, uffici regionali complici del nascondimento su mandato di un ufficio superiore – emerge ora dalle carte protocollate e dalle testimonianze incrociate e fallaci dei protagonisti. Questa è la storia in breve.

PUNTO CHIAVE PASSAGGIO DI DOCUMENTI “BARRIERA/POZZO”
È proprio solo grazie a questo passaggio tra Genio Civile e Arpav che si riesce a nascondere – a far sparire in un buco nero comunicativo – il corpo del reato. La barriera idraulica. Il corpo è talmente grande – la comunicazione formale 2005 di Mario Fabris lo attesta con una lettera inequivocabile e un allegato inoppugnabile – che per nasconderlo ci vuole la complicità di entrambi gli uffici in azione: Genio Civile e Arpav. Uno da solo non riuscirebbe a nascondere un corpo del genere. Così si spiega la comunicazione omissiva di un ufficio verso l’altro e oggi il soffermarsi giustificativo delle due parti su questa lacuna di comunicazione e le incoerenze reiterate in tutte le comunicazioni successive. Tuttavia, i due complici si sono dimenticati di un fatto. Di appartenere allo stesso ufficio superiore. La Regione Veneto. La quale, avendo questi documenti all’interno dei propri uffici inferiori, come dimostra inequivocabilmente il nostro punto 1 con un documento inedito (arrivato durante il lockdown, 24 aprile 2020) e la logica burocratica degli uffici, porta a ricercare il mandante di tutta questa operazione in un ufficio superiore. Ufficio probabilmente imbeccato dai poteri forti, come la Confindustria del profitto “a tutti i costi”, a partire dall’epoca Galan. Comunque sia, emerso il “corpo del reato”, al di là dei dettagli di ufficio, questa è la conclusione: la Regione Veneto è colpevole di aver coperto “l’omicidio” – plurimo, se parliamo di cittadinanze coinvolte – eseguito a sangue freddo dalla Miteni. Senza ombra di dubbio. Lo attestano documenti protocollati con il timbro e l’intestazione della Giunta Regionale del Veneto. Fine della storia.

[leggi INCHIESTE su pfas,land]

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