[msg pubblicato sui social il 24 aprile 2020, giorno del processo No Pfas, rinviato per coronavirus]
LOTTA DI SISTEMA. NON PIÙ DI CLASSE
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Nel giorno che doveva essere del Processo ai No Pfas al Tribunale di Vicenza – un giorno prima del 25 aprile, un giorno dopo che la “dittatura del pubblico” muove rinnovate energie ufficiali per dimostrare la sua natura (notifica di ieri 23/04/2020, pro querela Assessore del Veneto su mie dichiarazioni/analisi in Radio Rai del 17/04/2019) – consegno ad amici e nemici un mio nuovo ambizioso contributo teorico. Non all’emergenza del momento. Ma alle nostre lotte iniziate prima di questa ulteriore forte accelerazione. All’insorgenza contro l’emergenza permanente del sistema.
NCPP. CLASSE E NON PIU LOTTA DI CLASSE >> https://wp.me/p5AoM1-kO
Testo analitico, molto difficile, teoricamente ambizioso, basato in primis su “Ecologia della libertà” di Murray Bookchin e “Città ribelli” di David Harvey, con contributi diversi. Elaborato nei mesi prima del Coronavirus e tenuto in sospeso. Come nuovo aggiornamento di un progetto di studio e ricerca – NCPP – nato 5 anni fa.
>> per chi volesse un’introduzione ai tempi del Coronavirus, in calce* due brevi sintesi/suggestioni.
>> per chi volesse sapere cosa è NCPP, un progetto iniziato 5 anni fa, in continuo progresso e rifinitura, frutto di un percorso di tre decenni di studio, quale articolata espressione dell’intelligenza collettiva e delle lotte territoriali in cui ci siamo trovati a vivere, rimando al testo allegato alla nuova “sfocata” immagine del mio profilo [sotto, ndr], per sottolineare la riapertura pomeridiana della Libreria e relativa progressiva rarefazione sui social. Vi aspetto, «corpo a corpo». [La mattina sono sul monte dietro casa. Il pomeriggio in libreria. In rete, davvero poco, nda]

*1. «L’avevo scritto e preparato prima del Coronavirus. Per capire come affrontare con nuove armi analitiche la globalizzazione che ha devastato i nostri territori – gli habitat naturali – lasciandoli in mano a forze oscure e a classi dirigenti da noi stesse alimentate e di cui abbracciamo – la maggioranza di noi – lo stile di vita, le stesse che nel mentre il mondo vive una crisi pandemica mette o voleva mettere in circolo 37000 militari per spostare o mantenere i loro sporchi equilibri di potere, o pensavano a nuovi inceneritori o ad accelerare grandi opere strategiche, senza limiti, per riprendersi dal collasso sistemico, sperando in manovre superconomiche, europee o di altra astratta natura, senza chiedersi da dove prende consistenza il denaro, le stesse classi dirigenti che da sempre tolgono risorse concrete, distruggono ospedali e costruiscono aziende – Aziende! – ospedalizzanti per le patologie prodotte – prodotte – come fossero prodotti – da quelli stessi stili di vita propagandati da altri genere di aziende, che fanno da contraltare alle prime per togliere vita, accoglienza, assistenza, energia, solidarietà alla gente comune. Al bene comune. Trasformato nel «falso pubblico». Che è il vero e proprio male comune. Più di quello che già di per sé la natura, tutta, ci espone. La guerra va fatta contro tutto ciò. Non contro il Coronavirus o lo stato apparentemente di guerra in cui ci vogliono accasare».
*2. «In questi mesi – dopo l’azione di blocco alla Miteni del 31 ottobre del 2017 durante la quale ho intuito il concetto che qui elaboro con grande ambizione analitica – mi sono concentrato sulla trasformazione della “lotta di classe in lotta di sistema”, la quale prende la forma di una vera e propria “guerra ambientalista di classe”. Che a volte accelera, prendendo la forma di una “rivoluzione ambientalista di tutte le classi contro una classe”. Alla quale tutti, o quasi, siamo sottomessi. Una rivoluzione dell’umano contro se stesso. La rivoluzione climatica di cui tanto si parla? Forse. I nuovi concetti sono finemente articolati ed elaborati sull’analisi di testi di autori importanti, metabolizzando azioni vissute sui fronti territoriali. Certo, non è facile, leggere tutto. Ma non è stato scritto per essere letto. Ma per altro. Bisogna attraversare il dedalo di pensiero che vi troverete davanti, piano piano, come una montagna sconosciuta. Piena di sorprese teoriche. Contemplative. Pronte a diventare azione. O nate – pensate un po’! – da essa. Dalla praxis, direbbero i Greci».
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OGNI PROTESTA CAMBIA IL MONDO. SEMPRE
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Ogni protesta cambia il mondo. Sempre. Si legge nell’articolo di Rebecca Solnit apparso su The Guardian – ripreso da Internazionale – qualche mese fa.
Ogni protesta cambia il mondo, specie prima di cadere in trappole mortali. Ma anche per uscirne. Difficile coglierne i benefici collaterali. Ancora di più, prevederli, argomenta la Solnit. I Pfas sono un esempio, potremmo scrivere noi.

Parto da questa suggestiva immagine per presentarvi l’aggiornamento di un mio importante progetto. Nato 5 anni fa.
Di seguito alcuni punti di sintesi e una glossa finale.
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NCPP è un prontuario teorico-concettuale utile ad alimentare le lotte in corso, le nostre proteste. Con delle proposte. Di pensiero. Le une sono compagne delle altre. Da sole non funzionano.
NCPP è un lavoro iniziato cinque anni fa, frutto di decenni di studio e di grande disciplina, ma soprattutto dell’intelligenza collettiva con cui da anni ci confrontiamo. Io e molti altri compagni di studio e di lotta.
NCPP nasce dalle lotte nei territori e da un’analisi globale. Parte dei suoi pensieri sono nati e sono stati usati nelle nostre questioni territoriali, dai Pfas alle basi militari, passando per il nuovo umanesimo dei territori – “idraulico”, per richiamare una suggestione del Prof. Francesco Vallerani, legato alla conoscenza “geografica” del bene comune primario per eccellenza, l’acqua – di cui tanto abbiamo bisogno nelle terre devastate, le geografie perdute, in cui purtroppo siamo nati e vissuti. Siamo promotori di una geografia culturale concreta, vissuta, territoriale, dimenticata sia dalle lotte ambientali globali sia da quelle sociali locali, per troppi anni. Solo una conoscenza articolata dei nostri territori può portare a una giustizia climatica, sociale e ambientale, concreta, immediata.
NCPP è stato fondamento di “Non torneranno i prati”, definito da Gianfranco Bettin sulla rivista Gli Asini, diretta da Goffredo Fofi, «un libro che bisognerebbe far leggere ovunque»; da Franco Sarto, presidente di Città Aperta di Cittadella «una cronaca rigorosa di fatti recenti, di fatti contemporanei che ci pone il problema di come agire oggi per salvare il salvabile, per salvare il Veneto». Sarà pure il fondamento di un nuovo ambizioso saggio di antropologia politica. Di azione politica.
NCPP è un progetto di scrittura digitale, in progress, quindi accessibile sempre e ovunque. Le prime radici sono state piantate 5 anni fa in rete. Le basi risalgono a 35 anni or sono, agli inizi dei degli studi di filosofia, biologia e politica presso l’Università di Padova. Sempre coltivati con grande disciplina, giorno dopo giorno, dal sottoscritto. E alimentati e condivisi con decine e decine di compagni di studio e di azione. Il pensare è un sentiero faticoso, ci ricorda Pessoa. Una sola moltitudine – Adelphi vv.edd. – raccoglie i suoi eteronomi. Un sentiero collettivo e molteplice anche dentro a noi stessi. Che può generare forza. Rigorosa, insubordinata, civile. Maggiore di quella armata e violenta dei nostri nemici. A 20 anni esatti dal primo articolo online dello storico primo progetto di rete – intraisass.it una resistenza culturale collettiva tra le montagne dell’inutile – il nuovo progetto comincia a prendere forma e ad essere presentabile.
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«In questi mesi – dopo l’azione di blocco alla Miteni del 31 ottobre del 2017 durante la quale ho intuito il concetto che qui elaboro con grande ambizione analitica – mi sono concentrato sulla trasformazione della “lotta di classe in lotta di sistema”, la quale prende la forma di una vera e propria “guerra ambientalista di classe”. Che a volte accelera, prendendo la forma di una “rivoluzione ambientalista di tutte le classi contro una classe”. Alla quale tutti, o quasi, siamo sottomessi. Una rivoluzione dell’umano contro se stesso. La rivoluzione climatica di cui tanto si parla? Forse. I nuovi concetti sono finemente articolati ed elaborati sull’analisi di testi di autori importanti, metabolizzando azioni vissute sui fronti territoriali. Certo, non è facile, leggere tutto. Ma non è stato scritto per essere letto. Ma per altro. Bisogna attraversare il dedalo di pensiero che vi troverete davanti, piano piano, come una montagna sconosciuta. Piena di sorprese teoriche. Contemplative. Pronte a diventare azione. O nate – pensate un po’! – da essa. Dalla praxis, direbbero i Greci».
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Tutto ciò è stato scritto a prescindere dal Coronavirus, il quale forse ci aiuterà ancora meglio a deglobalizzare – con una imprevista nuova accelerazione – il male comune del sistema qui analizzato. Analisi che potrà poi essere estesa – sul piano analogico e poi pratico – ai vari territori sofferenti del pianeta, oggi più che mai interconnessi. Nel bene e nel male. Alimentando il vento dell’insorgenza contro l’emergenza, permanente, che oggi dobbiamo superare.
Buona lettura.
ap
24 aprile 2020 – giorno del Processo No Pfas
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Immagine da foto di Federico Bevilacqua c/o la Libreria La Casa di Giovanni, recentemente riaperta. Per commenti e altro sui post di questo profilo – raramente aggiornato – la mattina mi trovate sul monte dietro casa, il pomeriggio in libreria. Corpo a corpo.
NCPP. CLASSE E NON PIU LOTTA DI CLASSE >> https://wp.me/p5AoM1-kO